Chi la fa l’aspetti: femministe che non vogliono gay, neri ed ebrei ma solo soldi pubblici:

E’ vero che NON ammettono gay, neri ed ebrei: infatti queste parole sono al maschile, e loro escludono gli uomini di tutte e tre queste categorie, oltre ad escludere anche uomini di ogni altro tipo!

Hanno anche la faccia tosta di millantare che la loro attività sarebbe “di interesse generale” quando invece escludere il 50% della popolazione indica ovviamente un interesse PARTICOLARE, l’opposto de “generale”.

E, se tutto va bene, i prossimi saranno i CAV: o accogliete anche vittime di sesso maschile o i soldi pubblici ve li scordate!

Ma, mi sa, per i CAV ci vorrà ancora qualche anno…

Rammento a tutti la vicenda dell’anno scorso: trenta deputate, molte del PD, capitanate da Laura Boldrini, aprono un’interrogazione parlamentare contro il Circolo Canottieri Aniene – che rammentiamo: non prende fondi pubblici – poiché reo di non ammettere soci donne (anche se in realtà aveva 5 socie onorarie femmine):

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/02/aniene-e-scontro-sul-circolo-di-roma-vietato-alle-donne-interrogazione-in-parlamento-federica-pellegrini-si-guarda-pelo-nelluovo/6479033/

A seguito delle pressioni il Circolo Canottieri Aniene cala subito le braghe – i canottieri non godono di fondi pubblici ma la loro sede è in affitto e di proprietà del Comune di Roma e si ventila l’ipotesi dello sfratto:

https://roma.corriere.it/notizie/sport/22_aprile_04/canottieri-aniene-apre-donne-fine-un-tabu-che-durava-130-anni-93c043fe-b458-11ec-a8ea-1989748a429c.shtml?refresh_ce

Oggi le parti sono invertite: c’è il rischio concreto che non vengano più erogati fondi pubblici a UDI e ArciLesbica – due organizzazioni che non solo escludono gli uomini tutti (inclusi gay, neri, ebrei) ma sono pure TERF – quindi godiamoci il piagnisteo di Monica Lanfranco, che, ricordiamolo è quella che va nelle scuole a tentare di far dire agli studenti maschi “mi vergogno di essere uomo”:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/20/escluse-dal-terzo-settore-perche-discriminano-i-maschi-il-criterio-che-tiene-fuori-arcilesbica-e-ludi-dai-bandi/7329299/

Nonché della sua simile Cecilia D’Elia, così “democratica” che non vede nulla di strano ad escludere gay, neri ed ebrei (purché maschi):

https://senatoripd.it/delia-inaccettabile-non-registrare-udi-perche-esclude-uomini/

E concludiamo con una illuminante terna di proverbi:

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Chi semina vento raccoglie tempesta.

Chi la fa l’aspetti.

8 thoughts on “Chi la fa l’aspetti: femministe che non vogliono gay, neri ed ebrei ma solo soldi pubblici:

  1. cascherebbero a fagiolo anche

    – chi è causa del suo mal pianga sé stesso
    – chi si fa agnello il lupo se lo mangia
    – chi troppo vuole nulla stringe

    con un minimo di fantasia forse ci arriverebbero anche loro….

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    1. Alle femministe non conviene arrivarci: è molto più proficuo per loro non arrivarci e continuare con doppi standard smaccatissimi, poco importa se ogni tanto subiscono effetti collaterali negativi perché in ogni caso per loro il bilancio è sempre nettamente in attivo.
      Chi dovrebbe arrivarci sono gli uomini, la massa degli uomini, e cominciare a dire: “vista sta cosa dei canottieri del circolo Aniene è SACROSANTO che non diano soldi pubblici alle femministe che escludono gli uomini”.

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    2. Inclusi gli uomini del PD: non è che se sei del PD devi per forza passare da scemo, fare la figura del subumano.
      Uno risponde a tono: “cara Cecilia D’Elia, te la ricordi la storia dei canottieri del cricolo Aniene? Ecco, io gli davo dei maschilisti trogloditi per senso di giustizia, e qui è lo stesso per cui adesso non fare la femminista troglodita…”

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    1. Si spera che il PD non faccia retromarcia come suo solito.

      Che poi intendiamoci: per me ArciLesbica e UDI hanno tutto il diritto a organizzarsi come gli pare. Ma coi soldi loro, non con quelli pubblici.

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  2. Accade in Islanda e non in Italia…

    https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/islanda-domani-lo-sciopero-delle-donne-per-la-parit%C3%A0-di-retribuzione-tra-i-partecipanti-anche-la-prima-ministra/ar-AA1iH805?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=7197bfbce4fd492db9ab9504cbd1658e&ei=26
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    Islanda, domani lo sciopero delle donne per la parità di retribuzione: tra i partecipanti anche la prima ministra

    Per la prima volta dopo 48 anni, decine di migliaia di donne e persone non binarie scenderanno in piazza in Islanda per scioperare contro il divario di retribuzione tra uomini e donne e contro le violenze sessuali di genere. Ad aderire, oltre a lavoratori dell’industria della pesca, insegnanti e infermiere, anche la prima ministra islandese, Katrín Jakobsdóttir, che ha detto di voler «mostrare solidarietà alle donne islandesi».

    Lo sciopero
    Saranno decine di migliaie le donne e le persone non binarie che domani sciopereranno in Islanda contro il cosiddetto gender pay gap e contro le violenze sessuali di genere. Un’interruzione del lavoro retribuito e non retribuito, comprendente anche il lavoro domestico, che spesso spetta alla donne. «La violenza contro le donne e il lavoro sottopagato sono due facce della stessa medaglia e hanno effetto l’una sull’altra», ha detto al Guardian Drifa Snaedal, una delle organizzatrici della protesta. L’evento segnerà il primo sciopero di un’intera giornata delle donne dal 1975, quando il 90% delle donne islandesi scese in piazza rifiutandosi di lavorare per quello che venne chiamato “kvennafrí”, il giorno libero delle donne. Un momento importante per la storia del Paese, che diede il via ad una serie di riforme: cinque anni dopo, infatti, Vigdís Finnbogadóttir diventò la prima donna al mondo ad essere democraticamente eletta come capo di stato.

    Quarantotto anni dopo, però, la richiesta di valorizzare il lavoro delle donne è rimasta insoddisfatta. Nonostante siano considerate dal Forum economico mondiale «leader globali in materia di uguaglianza di genere», in alcune professioni le donne islandesi guadagnano ancora il 21% in meno degli uomini e oltre il 40% delle donne ha subito episodi di violenza di genere. Secondo Freyja Steingrímsdóttir, una delle organizzatrici dello sciopero e direttrice delle comunicazioni della BSRB, la Federazione islandese dei lavoratori pubblici, «Si parla di noi, si parla dell’Islanda, come se fosse un paradiso per l’uguaglianza. Ma un paradiso dell’uguaglianza non dovrebbe avere un divario salariale del 21% e un 40% di donne che subiscono violenza sessuale o di genere nel corso della loro vita. Non è questo ciò per cui le donne di tutto il mondo si battono».

    Nonostante ci siano stati altri scioperi dal 1975, quello di domani sarà il primo a durare una giornata intera. A partecipare, 40 organizzazioni diverse unite dallo slogan «Kallarðu þetta jafnrétti?», ovvero «Tu chiami questa uguaglianza?». Presenti almeno 25.000 persone nel centro di Reykjavík, oltre a molte altre sparse negli altri dieci eventi nel resto del Paese.

    La presenza della prima ministra
    Dopo aver annunciato la sua partecipazione, la prima ministra islandese Jakobsdóttir ha detto di «manifestare solidarietà alle donne islandesi», a cui da tempo dedica la sua attenzione politicamente ed economicamente.

    Come anticipato, allo sciopero parteciperanno anche le persone non binarie:«Lo facciamo perché stiamo tutti combattendo lo stesso sistema, siamo tutti sotto l’influenza del patriarcato, quindi abbiamo pensato che avremmo dovuto unire le nostre lotte», ha detto Steingrímsdóttir.
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    Questo per chi ancora credesse che in altri paesi dell’Europa dell’ovest “gli uomini non sono zerbini come in Italia…”
    Io, invece, dico che da quelle parti sono peggio che in Italia, in Spagna e in altri paesi latini.

    Tra l’altro mi viene da chiedere: ma la cosiddetta prima ministra islandese guadagna meno dei suoi predecessori di sesso maschile…?

    https://iltuosalario.it/stipendio/stipendiovip/Katrin-Jakobsdottir
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    Stipendio Katrín Jakobsdóttir
    Prima ministra – Islanda
    Nato: 1976, Reykjavík, Iceland
    All’anno: 196.050,00 €
    Al mese: 16.337,50 €
    Alla settimana: 3.770,19 €
    Al giorno: 754,04 €
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    Una barzelletta.
    Mi chiedo anche: in Islanda ci sono femmine impegnate ad installare i tralicci dell’alta tensione e le pale eoliche?
    Ci sono femmine che lavorano negli spazi confinati
    https://www.studioessepi.it/magazine/sicurezza-sul-lavoro/spazi-confinati-normativa-e-formazione-obbligatoria
    nelle cave, nei cantieri, nelle officine, nell’industria pesante, etc?
    A me non risulta…
    Così come non mi risulta che esistano paghe orarie differenziate in base al sesso.
    Nonostante ciò gli uomini di quel paese accettano a testa bassa le “proteste” delle loro connazionali…

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