Rapporto IPSOS-Save The Children: la violenza di genere è femminile?

Parrebbe proprio così, anche se la prevalenza di violenza AGITA dalle femmine rispetto ai maschi è una prevalenza di pochissimo conto e dai numeri si nota un grande equilibrio tra i sessi:

Quindi questo rapporto ci dice:

“La Violenza Non Ha Genere”

E, visto che il rapporto da’ risultati decisamente “scomodi” per la narrativa dominante, tendo a non escludere a priori che possa sparire dalla circolazione in futuro, quindi oltre a linkarvelo lo carico anche per il download cosicché, a rescindere da quanto possa avvenire nel sito originale, possiate sempre ritrovarlo qui su TIMI nella sezione “Manuali e Glossari”:

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14 thoughts on “Rapporto IPSOS-Save The Children: la violenza di genere è femminile?

  1. Mi baso sull’esperienza personale, nonché di amici e conoscenti (quelli non cazzari…), oltre a quello che ho letto in tutti questi anni.
    Beh, per quanto riguarda la nostra realtà son sicurissimo che nei rapporti tra i due sessi le femmine battono alla grande gli uomini in quanto a violenza psicologica-verbale.
    Ed anche per quanto riguarda la violenza fisica non ho dubbi riguardo al fatto che le femmine siano (in genere) più propense ad alzare le mani rispetto agli appartenenti al sesso maschile.
    Gli uomini prevalgono solo nei danni che fanno, e possono fare, quando reagiscono oppure impazziscono.

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    1. E’ un peccato che ciò che emerge dal Rapporto IPSOS-Save The Children abbia, purtroppo (ma anche necessariamente, visto il focus giovanile dell’ong che l’ha commissionato), una valenza alquanto limitata dalla giovanissima età dei rispondenti al questionario; p. es. trovo che questi risultati diano un quadro pochissimo – o affatto – sovrapponibile a quello delle convivenze, cioè della violenza domestica (recentemente avevo accennato alla sinergia – rilevata negli studi etologici – che si crea fra “tana” ed empowerment nelle femmine di mammifero, donna compresa; la violenza femminile agìta fra le mura domestiche non può che essere SUPERIORE a quella che traspare dalle relazioni giovanili).

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      1. Riguardo alla violenza femminile tra le mura domestiche e non, va pure evidenziata la violenza psicologica delle madri nei confronti dei figli maschi.
        Per chi si occupa di questi argomenti da anni, lustri ed anche decenni (come i pionieri della QM), non dovrebbe essere una novità il fatto che molte madri tendono a sminuire e deridere i propri figli maschi, perché “sono molto meno svegli delle femmine”.
        E lo fanno anche se si tratta di bambini molto piccoli.
        Questa cos’è? Non è forse una forma di violenza?
        Anche ieri sera, in un bar di mia conoscenza, ho ascoltato due femminucce sui 45 che stavano facendo discorsi del genere.
        Non mi risulta che al contrario ci siano schiere di padri che tendono a prendere per il culo le proprie figlie femmine.
        Personalmente ho memoria solo di un caso, di un padre oggi sessantenne, che sminuiva continuamente le figlie.
        Ma per il resto, zero assoluto.
        Ho memoria solo del contrario.

        ————–

        PS: Del resto c’è un motivo se son solito sostenere che le femmine non hanno, né possono avere, alcuna giustificazione quando si scelgono degli “uomini sbagliati”, che poi le gonfiano pure di botte.
        Te lo sei scelto?
        Cazzi tuoi, tesoro.
        Sei o non sei tu l’essere intellettivamente superiore e parimenti dotato di un (fantomatico) sesto senso?
        Sei o non sei tu quella dotata di una marcia in più?
        Sei o non sei tu quella in grado di capire al volo con chi si ha a che fare?
        Non lo dico io, eh, lo dicono loro.
        Ed anche gli scendiletto al loro seguito.
        Ovviamente, se no che scendiletto sarebbero?

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  2. Tra l’altro uno dei motivi per cui scrivo spesso che mi viene da ridere quando sento parlare di “donne innamorate”, è proprio quello legato al fatto che le femmine, di norma, non stimano assolutamente gli uomini.
    Anzi, li considerano una massa di coglioni mentalmente ritardati e poco svegli.
    Ora, siccome il cosiddetto amore presuppone la stima, come è possibile che le principesse sul pisello si innamorino realmente di un uomo?
    Come si può amare chi non si stima?
    E’ un ossimoro.
    Il fatto stesso che, nella stragrande maggioranza dei casi, siano le femmine a chiedere il divorzio e ad essere a dir poco feroci e venali in fase di separazione, la dice lunga.
    E la dice lunga anche sul fatto (di cui ho parlato innumerevoli volte) che le femmine non sono realmente attratte dagli uomini (a parte i soliti quattro gatti), di cui non gliene frega sostanzialmente una mazza, a parte l’utilità o meno che i suddetti possono avere nei loro confronti.

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    1. “… le femmine non sono realmente attratte dagli uomini (a parte i soliti quattro gatti), di cui non gliene frega sostanzialmente una mazza, a parte l’utilità o meno che i suddetti possono avere nei loro confronti.”

      Considerata la loro attitudine parassitario-predatoria, si potrebbe concludere che il loro (utopistico*) ideale – perlomeno in termini di intesa-affinità col partner – sarebbe quello di convivere CON UN’ALTRA DONNA che si prestasse a far loro da provider e a farsi manipolare-ricattare.

      *: Utopistico in quanto mancano i due fattori di ricattabilità: principalmente il figlio, secondariamente il sesso.

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  3. Seguito sempre a chiedermi come cazzo si fa, oggi anno 2024, a mettersi un cappio al collo sposandosi una femmina che quasi sicuramente chiederà poi la separazione, con tutto ciò che ne consegue.
    Mah…

    https://www.avvocatogiorgiocarrara.it/blog/donne-e-separazione/chi-chiede-la-separazione-la-donna-e-la-prima/#:~:text=Nella%20pratica%20dunque%20%C3%A8%20sempre,il%20matrimonio%20o%20la%20convivenza.
    @@@
    Quando la donna decide di chiedere la separazione

    Nella pratica dunque è sempre la donna a chiedere la separazione. 

    Infatti, nella grande maggioranza dei casi, è la donna che, pur soffrendo, decide di troncare il rapporto. Questo, di solito, avviene quando è certa di un non ritorno e dopo essersi convinta dell’impossibilità di salvare il matrimonio o la convivenza.

    Una donna che sceglie di separarsi, le ha provate tutte, prima di decidere. Ha vagliato tutte le opzioni, ha provato in ogni modo a salvare il rapporto.

    Spesso un grande ostacolo alla scelta di separarsi è la paura di cosa possa succedere ma con l’aiuto e supporto di amici, famigliari e in particolare di un avvocato esperto si può superare. Non esitare a chiedere la tua consulenza per una separazione senza problemi.

    I motivi che spingono la donna a separarsi 

    Una delle ragioni che spingono la donna a chiedere la separazione è la percezione di trascuratezza. Succede spesso infatti, che le donne raccontino di non sentirsi capite e ascoltate dal proprio compagno. 

    Altre volte invece, la donna si ritrova ad affrontare da sola le questioni relative alla gestione dei figli e della casa. Non può contare sull’aiuto e sul supporto dell’uomo, che si sottrae alle responsabilità quotidiane. 

    Può succedere poi, che all’interno della coppia venga a mancare l’affinità emotiva iniziale. E per questo, la donna, non sentendosi più coinvolta sentimentalmente e dopo averle provate tutte, vedrà nella separazione la via più appropriata. 

    Infine, un altro motivo ricorrente, è l’esigenza della donna di voler riconquistare un proprio “spazio”. Vuole ritrovare un equilibrio e pensare a se stessa, in maniera libera e senza vergogna.Quando a voler chiudere il rapporto è l’uomo

    Dall’altro lato gli uomini sono più preoccupati delle conseguenze personali e patrimoniali. 

    Nell’intimo sono infatti convinti che si possa tornare sui propri passi e non sono quasi mai gli artefici della domanda giudiziale di separazione. 

    In particolare, molti uomini propongono al proprio coniuge di mantenere il rapporto di separati in casa. Quindi, prima di giungere alla separazione, vorrebbero continuare a convivere sotto il profilo gestionale ed affettivo. Questo pur con una propria vita autonoma e giustificando spesso tale richiesta con la necessità di non creare traumi ai figli. Una distinzione nella visione a lungo termine del rapporto di separazione

    La situazione ambigua della separazione in casa, se è accettabile dagli uomini, di solito non lo è da parte delle donne. 

    In questo si ritrova anche un’altra distinzione comune tra i due sessi:  se la donna dichiara di interrompere il rapporto sentimentale, intende ciò definitivamente”; mentre, se lo dichiara l’uomo, la sua interpretazione è quasi sempre per il momento.

    D’altra parte, come è noto, il marito cerca di evitare la separazione laddove sotto il profilo economico perda, in presenza di prole, anche una buona parte del proprio reddito, destinato al mantenimento dei figli e, in alcuni casi, dell’ex moglie. 

    Inoltre, vanno considerate anche le conseguenze personali e la perdita della casa coniugale. Queste perdite si aggiungono magari al dover pagare anche le rate del mutuo sulla casa, quelle degli elettrodomestici o dell’autovettura.
    @@@

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    Salve avvocato,
    volevo chiederle se in caso sia la moglie a comportarsi in modo irresponsabile nei confronti della famiglia relazionandosi con un altro uomo e sperperando denaro al punto da indebitarsi per i suoi capricci.. il marito può chiedere la separazione senza dover andar via di casa ma che sia lei ad andarsene?

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    1. AVV. GIORGIO CARRARABuonasera,
      nella Sua richiesta non mi ha detto se voi avete dei figli.
      I comportamenti di Sua moglie potrebbero giustificare la richiesta di una separazione giudiziale con addebito di colpa.
      Sarei però del parere di valutare tale possibilità con estrema attenzione, in quanto molti Tribunali tendono ora a ritenere che un eventuale tradimento, se dimostrato, potrebbe essere la conseguenza e non una causa di una crisi di coppia e, quindi, non accogliere la richiesta di addebito di colpa.
      Tenga poi conto che la richiesta di una separazione giudiziale potrebbe ulteriormente compromettere i rapporti di coppia e l’equilibrio di una famiglia, specie se ci sono dei figli.
      L’eventuale addebito non comporta automaticamente il venir meno del diritto di Sua moglie all’assegnazione della casa familiare, soprattutto nel caso voi abbiate figli minorenni o figli maggiorenni non autosufficienti economicamente.
      Non è dato poi sapere se siete in comunione dei beni e se avete un conto corrente in comune. Qualora ci fossero tali situazioni, le eventuali spese non giustificate da esigenze familiari potrebbero essere prese in considerazione nel momento di valutare i rapporti dare/avere con Sua moglie in sede di separazione.
      Mi rendo disponibile ad una consulenza qualora volesse approfondire tutte le questioni sopra indicate.
      @@@

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    1. Grande Frank 😀

      Aggiungo un dettaglio. Quando affermi:

      «Nella pratica dunque è sempre la donna a chiedere la separazione. 

      Infatti, nella grande maggioranza dei casi, è la donna che, pur soffrendo, decide di troncare il rapporto. Questo, di solito, avviene quando è certa di un non ritorno e dopo essersi convinta dell’impossibilità di salvare il matrimonio o la convivenza

      Si deduce automaticamente che il divorzio/separazione esiste perché lo vogliono le femmine.

      Altra dimostrazione che la legge esiste per tutelare le femmine e le femmine soltanto, e che il “bene” inteso come quello di tutti coincide con il bene delle donne.
      Rimando al thread aperto da Animus il quale aveva capito dove risiede il nocciolo della QM: https://questionemaschile.forumfree.it/?t=25173785

      La legge solo di facciata non è sessista, ma de facto la legge NON È UGUALE PER TUTTI. La legge si applica solo se le vittime sono le femmine. A parti invertite si interpreta.

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      1. Fritz, in quel commento di animus leggo:
        La paternità non è un diritto maschile (vedi il diritto d’aborto come scelta volontaria femminile di maternita’) mentre è anch’essa un diritto femminile, dato che gli uomini non la possono rifiutare quando gli viene imposta….come ben sappiamo.

        Ora, all’epoca (correva l’anno 2008) non esistevo ancora virtualmente, ma per vie traverse mi risulta che Rino Della Vecchia abbia scritto qualcosa di molto simile molto tempo prima (almeno un quarto di secolo fa) del summenzionato animus.
        Non che cambi un granché eh, ma è solo per dare a Cesare quel che è di Cesare.

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  4. Effettivamente, lo ribadisce anche l’avvocato, per gli uomini sono rogne pazzesche.

    A saperle prima queste cose non mi sarei mai sposato. Per ora il mare è tranquillo, ma chissà.

    Gli uomini che pensano al matrimonio dovrebbero paragonarsi ai fanti che escono dalle trincee. Si salvano in pochi.

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  5. Da un post Fb sono stato indirizzato a quest’intervista a Caterina Guzzanti (la più giovane della famiglia di comici) https://www.vanityfair.it/article/caterina-guzzanti-intervista-spettacolo-teatrale-secondo-lei# : constaterete che, praticamente, tira dalle mani uno schiaffone per quasi ogni parola che dice.

    Premessa generale: per lei, come per le altre, gli uomini sono “maschi”, cioè animalizzati.

    “… siamo ancora tutte lì: da una parte emancipate, dall’altra con la disposizione al sacrificio, all’essere accomodanti con i maschi». La paracula s’è mai chiesta quante volte gli UU “abbozzano” davanti al loro essere “dolcemente complicate”?.. (mentre ci starebbe che impartissero la lezione che le principesse non hanno ricevuto a tempo debito dai genitori?..).

    «… La mentalità è ancora quella per cui in una famiglia, da bambini, le femmine si rifanno il letto e i maschi no». Ma questa a quale generazione femminile si rivolge? Conosce le attuali 20enni, che in casa sono le più strafottenti?

    “… due persone che non si lasciano anche per la paura del giudizio sociale, di uscire dalla bolla di gente considerata perbene perché sta in coppia». Di nuovo: è solo disinformata o fa la paracula? Lo sanno anche i muri che le separazioni – sommando divorzi più cessazioni di convivenze – è al 50%.

    “… Come dice il personaggio maschile: “Ho bisogno che tu abbia bisogno di me”». Ora è definitivo: è paracula. Il suo orizzonte si limita alla parte apicale della popolazione maschile, dato che l’enorme piramide maschile che sta sotto all’apice non potrebbe mai permettersi di convivere con una senza reddito proprio. Non c’è più dubbio: è la classica sinistronza radical-chic piddina da ZTL.

    “… ho voluto creare un paradosso: una donna che soffre non perché subisce violenza, ma perché si sente trasparente, non vista». Ma ‘sta paracula fa finta di non sapere che il mantra di tutte le sposate, da un secolo a questa parte, è il “mal di testa” serale?..

    «… se io femmina sono disponibile, tu mi devi volere, mi devi saltare addosso». Grandissima paracula… peccato che la disponibilità ci sia sì e no nei tre giorni mensili di ovulazione.

    “… Non dico che io donna lo possa risolvere, ma di certo ti sostengo, siamo qua insieme». Ma come? All’inizio dell’intervista non aveva affermato che quando la donna dichiara (a vanvera) “andrà bene lo stesso”, in realtà “non è mai vero, non funziona mai”? E allora, a che serve la sceneggiata del “ti sostengo”? Serve solo a lei, a farla sentire meno stronza; l’uomo non se ne fa un cazzo.

    «… mi accorgo che quello che pensano gli altri mi influenza e mi pesa … sento questa preoccupazione di essere fucilati a ogni passo falso». Già, perché gli UU, invece, sono liberi da qualunque pressione sociale: infatti un U senza reddito si sente perfettamente stimato e apprezzato…

    “… ho fatto un figlio con una persona che conoscevo da sei mesi e la gravidanza mi è sembrata un segno del destino, eravamo nella fase dell’innamoramento. Poi abbiamo capito che non andavamo d’accordo». Ma che coincidenza!! Poco prima si era detta “devo subito fare un figlio! … come un richiamo primitivo”, e, guarda caso, le è scappato un figlio  con lo spermamat che conosceva da soli sei mesi!..

    “… non riesco ad accettare che l’altro … non stia cambiando come voglio io. Ma come si permette?». Azz, qui abbiamo a che fare con una che rifiuta sdegnata la tesi di Esther Vilar su “L’uomo ammaestrato”!.. O meglio: la conferma in pieno, ma lei la si deve accettare inquantodonna “dolcemente complicata”.

    Ora, c’è qualcuno fra noi che si azzarderebbe a ipotizzare che ‘sta paracula NON sia paradigmatica di quasi ogni donna (status sociale permettendo)?..

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    1. «In realtà, più che della famosa crisi del maschio, di cui si parla dagli anni ’60, mi interessava esplorare la reazione delle donne.»

      È sempre così, anche oggi ho letto spesso di festa del papà che deve essere un bravo papà e prendersi il congedo parentale per permettere alle donne di fare carriera perché i bravi papà si prendono anche loro carico della famiglia e le donne possono così esprimersi al meglio sul lavoro

      Anche per la festa dell’uomo, 19 novembre, ho letto: è un’occasione per gli uomini per riflettere sulla violenza sulle donne

      Le donne sono monche, non ce la fanno proprio a concentrarsi mentalmente sui bisogni e le difficoltà degli uomini. Nemmeno un attimo.

      Quando guardano verso gli uomini sono come i miopi che guardano lontano: vedono solo ombre.

      Sono miope gravi quando si tratta di necessità maschili, da dieci diottrie in su.

      Quando rivolgono lo sguardo verso le donne hanno la vista di un falco.

      Per questo non sono adatte a governare, non sono capaci di vedere la società nell’insieme. Credo che nemmeno i bambini contino poi molto per loro rispetto alle questioni donnesche.

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      1. Sono animali da branco; o da tribù; dove la solidarietà con le altre sarebbe funzionale all’allevamento dei piccoli (rispetto ai quali dai maschi si aspettano solo la difesa dai predatori).

        Potenzialmente sarebbero in bilico fra solidarietà e rivalità; più la struttura socio-economica riesce ad assicurare l’assenza di minacce alla loro sicurezza e la loro prosperità, e più ciascun esemplare femmina s’inorgoglisce, sviluppando la polarità individualistica a scapito di quella solidaristica.

        Per passare dal solidarismo all’individualismo, c’è lo step intermedio: la solidarietà intra-classista; in tal modo le sorelle Guzzanti si sentono tutt’uno con le altre parioline – alle quali rivolgono i loro messaggi spettacolarizzati -, ma non vorrebbero avere niente a che fare con le shampiste della Garbatella (tranne l’assumerle come colf: e lì la sorellanza lascia il posto al comandarle a bacchetta).

        E dici benissimo che “non sono adatte a governare, non sono capaci di vedere la società nell’insieme”: infatti, come ha ribadito Fritz, non sono capaci di pensiero astratto. Lo confermano perfino intellettuali del calibro di Virginia Wolf o Simone De Beauvoir, le quali hanno attraversato epoche in cui gli uomini restavano uccisi o orribilmente mutilati a centinaia di migliaia, ma esse, vergando i loro scritti nelle confortevoli stanzette, sorseggiando the, caffè e fumando voluttuosamente, neanche se ne accorgevano. Mentre gli uomini lasciavano gambe e braccia sui campi di battaglia, la De Beauvoir si preoccupava di appuntare – da brava gaushista borghese, fintamente umanitaria e realmente dirigista – che alle ragazze va celata la chance della vita familiare e di un capofamiglia che mantenga loro e la prole, “altrimenti tutte la sceglierebbero”, disertando il proprio sviluppo intellettuale-professionale.

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