2023: femminicidi quintuplicati, sono stati 68,6 milioni.

Il “femminicidio” è un argomento su cui è facile che le persone abbiano diatribe o addirittura litighino di brutto, poiché non esiste una definizione ufficiale – si può dire che praticamente quasi ogni persona ha la sua definizione personalizzata e sovente pensa che sia “l’unica valida” se non addirittura “universale”: ecco perché, ad esempio, troverete sia chi dice che sono in diminuzione sia chi dice che sono in aumento, come pure chi afferma che sono stabili. E persino, posizione tutt’altro che rara, chi afferma che “essendo stabili vanno considerati in aumento” – si veda ad esempio il caso di questa debunker https://theindependentmanitaly.wordpress.com/2023/12/04/debunker-tenta-la-quadratura-del-cerchio-e-commette-autofemminicidio/

😀 LOL 😀

Interessante è che nell’articolo della debunker c’è un avvocato che ha un’altra definizione di “femminicidio”. Ognuno dice la sua insomma, e non ci sono limiti alla creatività – tanto che, in effetti, secondo alcune definizioni, può esservi “femminicidio” anche se non è morto nessuno. Secondo altre definizioni, invece, una femmina che uccide un’altra femmina può essere “femminicidio”: quest’ultima, ad esempio, è una delle definizioni di “femminicidio” tra le preferite e più usate dal Governo italiano: “se per una qualsiasi causa non naturale muore una femmina” – infatti quando nel 2022 la piccola Elena Dal Pozzo fu uccisa dalla madre Martina Patti il nome della bambina fu poi proiettato sul muro del Parlamento come “vittima di femminicidio”:

Secondo il Prefetto di Padova, Francesco Messina, invece, la definizione è ben differente, e molto differente dalle tante definizioni giornalistiche (così come pure dalle svariate definizioni solitamente utilizzate in ambito governativo) appare anche quella utilizzata da La Fionda nella loro dettagliatissima analisi dei casi del 2023:

Poi c’è la definizione utilizzata da Amnesty International:

E così via.

Il perché la fantasia sia al potere su questo specifico argomento ce lo spiega una disamina (femminista) pubblicata a firma Giovanna Parmigiani presso l’Università di Cambridge, UK:

Questa comunità non si è raccolta principalmente attorno a idee su chi sia o debba essere ‘donna’, né si è definita attorno a un comune riconoscimento di cosa sia ‘violenza’. Piuttosto, si è strutturata attorno a sentimenti e affetti condivisi, sollecitati dal sentirsi potenziali o concreti oggetti di violenza.

https://www.cambridge.org/core/journals/modern-italy/article/femminicidio-and-the-emergence-of-a-community-of-sense-in-contemporary-italy/0015B0F880046C9BE6B51005D3D9A13D

Anche noi ovviamente abbiamo una nostra definizione di “femminicidio”.

E, secondo questa definizione, le cifre del 2023 sono quelle che potete leggere nel titolo:

I “femminicidi” nel 2023 sono più che quintuplicati rispetto al 2022: in Italia nel 2022 furono 13.491.132. mentre nel corso del 2023 se ne sono registrati 68.611.289!

Anche nel 2023, dunque, il nostro blog, e lo dico con una punta di malcelato orgoglio, si conferma quello che da’ le cifre più alte in assoluto! Noi non siamo taccagni, abbondare è meglio che deficiere…non a caso questo articolo è taggato “Femminicidio Abbondante”!

10 thoughts on “2023: femminicidi quintuplicati, sono stati 68,6 milioni.

  1. A proposito di femminicidi qualche giorno fa è uscito questo articolo sul Corriere

    https://www.corriere.it/salute/24_gennaio_19/segnali-allarme-violenza-partner-af2af91c-a0f7-11ee-8a50-aa124a9df6fa_amp.html

    L’articolo è uno studio canadese, ne metto un bel pezzo così vi risparmiate di visitare il sito del giornalaccio pure a pagamento

    “La violenza domestica è molto diffusa e può avere gravi ripercussioni sulla salute fisica e psicologica. Sebbene siano necessarie altre ricerche, questi segnali di allarme possono essere utili per evitare le relazioni “malate” o aiutare amici o familiari che sono a rischio di abuso”

    Apprezzo che l’articolo sia scritto in maniera neutrale rispetto al sesso della vittima/carnefice, ed è già un passo avanti, rimangono l’uso di termini giornalistici inappropriati come che lo studio su poche centinaia di soggetti (<<1000) “dimostra” manco fosse fisica quantistica invece che scienze sociali con massiccio uso di statistiche “qualitative” cioè metafisica

    Comunque, quali sono questi segnali?

    «Il mio partner si è comportato in modo arrogante»; «Il mio partner e io non eravamo d’accordo su un argomento di tema sessuale»; «Io e il mio partner abbiamo fatto sesso, anche se non ero dell’umore giusto»; «Il mio partner ha creato una situazione di disagio in pubblico»; «Il mio partner ha ignorato i miei ragionamenti perché non erano in accordo con i suoi»; «Il mio partner ha reagito negativamente quando ho detto di no a qualcosa che voleva»; «Il mio partner si è risentito con chi gli chiedeva come mi trattava»

    Vi ricorda qualcosa? Sì, le domande dell’indagine istat sulla violenza da cui proiettarono l’infinito numero di donne maltrattate, ora non mi ricordo quante, aiutatemi, 30 milioni, 40 milioni, comunque milioni di milioni di donne

    Qual è il punto?

    “uno o due episodi occasionali non sono preoccupanti, lo è invece la presenza di più episodi ripetuti”

    “Gli autori dello studio sottolineano che l’identificazione dei segnali d’allarme è difficile perché alcuni comportamenti possono non essere problematici se si verificano in modo isolato o raramente: sono l’intensità, la frequenza o la «costellazione» dei segnali (ovvero il presentarsi di più atteggiamenti a rischio) ad essere associate alla violenza. Si tratta dunque di pensieri, sentimenti o comportamenti che predicono l’abuso, ma — in molti casi — non sono di per sé violenti.”

    Questo commento è dedicato alla memoria dell’indagine istat sulla violenza contro le donne quando ancora gli scienziatoni credevano che la terra fosse piatta e che criticare il taglio di capelli fosse prodromo di femminicidio, ma capiamo che serviva a proiettare nell’ iperspazio i numeri delle donne a rischio di ipotetico pericolo come disse una giudice: ce li siamo inventati ma era per una “buona causa” ™️

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    1. C’è anche da ricordare che l’indagine ISTAT del 2006 era stata copiata dalla precedente indagine francese, la cui impostazione era già stata demistificata da Elisabeth Badinter in “Fausse route”; così come in UK Erin Pizzey aveva già demistificato in “Prone to violence” la retorica delle case-rifugio gestite dalle femministe:
      1) https://violenza-donne.blogspot.com/2009/01/la-strada-degli-errori.html ;
      2) https://violenza-donne.blogspot.com/2010/04/la-violenza-dei-centri-anti-violenza.html .

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  2. Quello che temo in questo insistere sulla violenza di genere (che poi significa solo quella dell’uomo verso la donna, le altre forme di violenza non vengono minimamente prese in considerazione) è il volere trovare meccanismi per individuare anticipatamente i comportamenti criminali degli uomini verso le donne (naturalmente solo questi).

    Pare che vogliano inventarsi una sorta di sensori che segnalino il pericolo come fa il manometro prima che la caldaia esploda.

    Che cosa si inventeranno?

    Dire parole sospette o frasi con un tono di voce particolare, mangiare troppa carne, bere birra … quale sarà il segnale che farà attenzionare un uomo?
    Con conseguente allontanamento dalla propria casa e dai propri familiari, applicazione di cavigliera elettronica e obbligo di frequenza di corsi di riabilitazione per riottenere i propri diritti civili. Immagino anche uno stretto controllo poliziesco dopo la riabilitazione e fedina penale compromessa.

    Diversamente non riesco a comprendere questa insistenza solo su questa tipologia di crimine che non è nemmeno il più diffuso

    Questi sono pazzi

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    1. …Uhmm… A differenza tua, io escludo radicalmente che una qualsiasi campagna femminista [in questo caso è proprio femminismo: le matriarchiste non speculano su questi casi sporadici, perché hanno già il POSSESSO DEI FIGLI su cui speculare…] abbia come fine un teorico “miglioramento” dei rapporti U/D: anzi, semmai, proprio il contrario; il loro scopo è desertificare quei rapporti, facendoli percepire a entrambi i sessi come un campo minato.
      Tutta la messinscena dell’”educazione sentimentale” ha solo qualche finalità accessoria: “maquillage buonista” e altre categorie professionali di donne a cui dare lavoro (psicologhe nella scuola) (oltre a quelle che hanno già sistemato nei CAV).

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  3. «A differenza tua, io escludo radicalmente che una qualsiasi campagna femminista [in questo caso è proprio femminismo: le matriarchiste non speculano su questi casi sporadici, perché hanno già il POSSESSO DEI FIGLI su cui speculare…] abbia come fine un teorico “miglioramento” dei rapporti U/D.»

    Non penso nemmeno io che le femministe abbiano come fine “un teorico “miglioramento” dei rapporti U/D.”

    Vogliono avere a disposizione un interruttore con cui togliere i diritti di cittadino agli uomini a piacimento.

    Per esempio già ora se due fanno sesso e sono ubriachi, la donna (e solo la donna) può denunciare l’uomo per stupro e senza prove. L’interruttore femminista spegne il diritto alla presunzione di innocenza: «La presunzione d’innocenza è un principio giuridico secondo il quale un imputato non è considerato colpevole sino a che non sia provato il contrario. Nella dottrina giuridica italiana il principio è declinato più propriamente come presunzione di non colpevolezza, perché il processo «è il mezzo mediante il quale alla presunzione d’innocenza si sostituisce quella di colpevolezza».»

    Questo è un esempio, ce ne sono altri e ce ne saranno sempre di più.

    Si spinge il pulsante e l’uomo ha meno diritti di una scimmia in uno zoo.

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    1. “Vogliono avere a disposizione un interruttore con cui togliere i diritti di cittadino agli uomini a piacimento”.
      … Proprio così; per le matriarchiste, invece, il corrispondente di quell’interruttore è sempre uno: la minaccia di separazione (non la separazione in sé, che anzi le cattoliche guardano con sfavore: ma proprio la sola minaccia a fine di ricatto).
      Se andate a riguardare la nostra indagine sulla violenza domestica subita dagli UU, vedrete che la più riferita dal campione di rispondenti era proprio: “Chiedo la separazione e non ti faccio più vedere i figli”. Con quella minaccia la matriarchista si assicura il controllo sull’uomo-padre, come fosse una marionetta.
      Ecco perché la matriarchista pensa: “Che idiote che sono quelle femministe, a privarsi di un provider privato che ogni donna [purché disposta a far figli] può far rigare a piacimento”.

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