Servono piu’ maschi ma non ci sono uomini.

Per la precisione, l’articolo dice che servono piu’ laureati maschi, ed al contempo nell’articolo si usa prevalentemente “maschi e donne” – ci prova un pochino all’inizio a usare “uomini” ma proprio non gli viene naturale e quindi poi si lascia andare:

https://www.editorialedomani.it/economia/dati/i-soldi-non-fanno-la-fecondita-servono-piu-laureati-maschi-mnhk4s2d

Le tesi dell’autore di primo acchito sembrano decisamente molto interessanti, vale la pena darci un’occhiata perché potrebbe avere davvero individuato qualcosa di assai significativo: all’aumentare del divario di numero di laureati (a sfavore degli uomini, ovviamente) diminuisce la fecondità. Un modo assai elegante e ben documentato, anche intelligente, per dire “Ipergamia”, insomma.

Però siamo alle solite, quel che – forse è un pregiudizio mio, eh? – mi fa venire qualche dubbio non tanto sulla bonta’ di quelle tesi ma sulla possibilità che si diffondano e vengano adottate rivelandosi poi davvero efficaci, è:

Ma uno che fa sfoggio di un intercalare come “maschi e donne” siamo sicuri che possa essere incisivo, determinante, su un argomento cosi’ delicato e complesso come mettere incinte le femmine? 😀 LOL 😀

Sembra una questione di lana caprina, ma dico – vi pare del tutto normale metterla giù in una forma simile oppure malgrado sia molto interessante “non si può sentire/leggere”???

la Sardegna ha sia il peggiore indice di fecondità sia il maggiore divario di genere con il 15 per cento di giovani maschi con laurea e il 39 per cento delle donne

Si noti che il termine “giovani maschi” (contrapposto a “donne”) è riferito A QUELLI CHE SI SONO LAUREATI, ma sta parlando di animali – casalinghi o da cortile fa lo stesso, ma selvatici lo escludo data la fonte – o di quelli che dovrebbero risultare convincenti come compagni delle mitiche “donne”?

Certo, la forma non è tutto, conta anche ed ancor di più, molto di più, la sostanza. Ma siamo sicuri che DAVVERO l’adottare acriticamente una formula come “maschi e donne” – introdotta dalle femministe al solo scopo di elevare le donne e disprezzare gli uomini – non è quantomeno indice di una irrimediabile mancanza di acume? Lo scopo finale di tutto questo non sarebbe forse quello di fare in modo che nascano più bambini, o ci è sfuggito qualcosa?

E’ davvero RAZIONALE provare ad incrementare le nascite illustrando il metodo per incrementarle ripetendo un’espressione creata al preciso scopo di mancare di rispetto agli uomini e definire le donne come superiori ad essi???

E se invece certi dettagli non avessero alcuna importanza, come mai nessuno (tranne noi) usa mai “uomini e femmine”???

Come mai si ha sempre la netta sensazione che quelli che sembrano soltanto dei sempliciotti che utilizzano “maschi e donne” senza farci caso, se ti sentissero dire “uomini e femmine” lo noterebbero subito??? QUANTO SCOMMETTIAMO CHE SU “DOMANI” UN ARTICOLO CHE CONTENESSE L’INTERCALARE “UOMINI E FEMMINE” SI RIFIUTEREBBERO DI PUBBLICARLO???

La paura di utilizzare “uomini e femmine” abbinata all’apparente dabbenaggine di usare “maschi e donne” è quindi, davvero, un fattore del tutto irrilevante?

O, per metterla giù un po’ più dura: è possibile incrementare le nascite esprimendosi come un tontolone privo tanto di sensibilità quanto di amor proprio??? Perché in questo modo dovrebbe funzionare, mentre ruttando e scoreggiando no??? Sarebbe interessante fare una prova, magari un bello studio statistico: una laureata dalle grandi aspettative si eccita di più a sentire un tizio che usa l’intercalare “maschi e donne” oppure a sentirlo ruttare e/o scoreggiare TRASGRESSIVAMENTE dove si suppone che non si debba farlo???

Quest’ultimo esempio credo renda chiaro che il punto non è affatto una immaginaria necessità di utilizzare una parola anziché un’altra: qui non siamo seguaci dell’ipotesi di Sapir-Whorf né tantomeno della sua versione da pezzenti basata sulla modifica delle sole desinenze. Qui stiamo evidenziando come l’adozione acritica di un modello espressivo chiaramente squilibrato sia indice di un problema sottostante e preesistente: L’ESATTO OPPOSTO DELL’IPOTESI DI SAPIR-WHORF e della sua versione pezzente oggi tanto in auge. In parole decisamente molto più semplici: è la mancanza di spina dorsale a far accettare di buon grado “maschi e donne”, non è certo sentire “maschi e donne” a toglierti la spina dorsale…

Si puo’ infine notare che il maschio autore dell’articolo che usa “maschi e donne” ha scritto un libro con prefazione di Blangiardo, che sarebbe il maschio che dirigeva FemminISTAT, noto istituto statistico ove lavorava anche la Donna Linda Laura Sabbadini.

A TIMI amiamo i profili noti a livello internazionale, e quindi quasi due anni orsono come eventuale rimpiazzo per Blangiardo avevamo votato in netta prevalenza per Amber Heard, mentre seconda classificata era arrivata l’ucraina Lyudmila Denisova. La nostra assidua lettrice “Sheila Jeffreys” aveva altresi proposto di mettere nella rosa dei candidati, anche per una questione di equilibrio di genere – anche il Polpo Paul – un tedesco particolarmente abile nelle previsioni – ma si era deciso di non metterlo essendo purtroppo il Polpo Paul ormai defunto da un pezzo al momento del lancio del sondaggio – qui lo ricordiamo con un filmato:

Ma se qualcuno volesse votare, il sondaggio è ancora aperto:

56 thoughts on “Servono piu’ maschi ma non ci sono uomini.

  1. A me hanno veramente frantumato i coglioni questi ometti “colti” che pur essendo laureati – magari con 110 e lode – seguitano imperterriti a scrivere i maschi e le donne.*
    Ma a parte questo i summenzionati ometti non ce la fanno proprio a capire che il punto non è quello.
    C’è una frase, che in passato lessi su uomini 3000, scritta da non so chi, che recita:
    “Gli uomini restano in casa sino in tarda età perché sentono di non avere più una missione sociale, un futuro da costruire, un senso”.
    Ecco, credo che la questione della “mancanza di senso” c’entri molto…
    A questo aggiungiamo un fatto che ho evidenziato innumerevoli volte e cioè che le femmine non sono realmente attratte dagli uomini – a parte una ristretta minoranza -, per cui non c’è da stupirsi se in un’epoca in cui son liberissime di fare quel che cazzo gli pare, non gli interessi minimamente metter su famiglia e figliare.
    Per dire, a me non capita mai – ma proprio mai – di ascoltare una ragazza che desidera avere un figlio e metter su famiglia.

    ——————–

    * Mi chiedo: ma questi sottomessi non si accorgono che le femmine “colte” NON scrivono mai gli uomini e le femmine?
    Mah…

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      1. Ovviamente.
        E mi è pure capitato di essere “ripreso” per questo.
        Poi, ancor più ovviamente, ho ripreso che mi aveva ripreso…

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        1. Bisogna essere parecchio coglioni per usare “maschi e donne” e poi permettersi di riprendere chi usa “uomini e femmine”: è andarsi a cercare umiliazioni col lanternino, a chi viene ripreso viene servita una vittoria così facile che l’unico rischio è di eccedere con la giusta reazione e far sentire troppo umiliato il deficiente.

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    1. @Frank

      Hai toccato due punti di cui uno, il sottoscritto, ha provato a renderlo chiaro in millemila salse, millemila lingue.

      Punto uno:

      NON ESISTE L’ISTINTO MATERNO

      Facciamocene tutti una cazzo di ragione e ingurgitiamo la pillola rossa. Il famoso, fantomatico istinto materno, nella nostra epoca dove le ipocrisie e le favole crollano di fronte alla libertà degli individui di scegliere cosa fare della loro vita, si rivela in tutta la sua potenza: DESERTO DEMOGRAFICO.

      Alle femmine, di fare figli, non fotte proprio un cazzo. E lo dimostra il tasso di aborti allucinante di cui credo non avremo mai statistiche ben affidabili in quanto, l’uomo medio, non riesce davvero ad accettare che le femmine uccidano nel proprio grembo i propri figli (credo che sia un unicum in tutto il mondo animale). Talmente si rifiuta di accettarlo, soprattutto perché accettare ciò significa accettare che anche la propria madre avrebbe potuto (e probabilmente avrebbe voluto! Attenzione) abortirlo. Dunque si sforza in tutti i modi di non vederli come infanticidi (gli aborti). Ma tali sono.

      Secondo me è sul serio questo forse il punto più importante circa il rincoglionimento generale maschile di fronte al pelo di figa: certamente l’impulso sessuale gioca un ruolo nell’accecarne la ragione. Ma cosa impedirebbe all’uomo medio, a mente fredda e lontano da corpi femminili su cui sbavare, di ragionare lucidamente su quale sia la vera indole femminile?

      La mia risposta è “la mamma”. La femmina è ANCHE sua madre, colei che lo ha messo al mondo ma che lo ha anche rincoglionito abbastanza da fargli credere che la mamma È INSOSTITUIBILE. È la condizione necessaria per essere persone perbene, felici, “giuste”. E da qui una serie di deduzioni sulla base di un punto di partenza sbagliato ci portano alla coglionaggine come quella del “donne e maschi”.

      Sulla base di ciò, quindi, non si riesce più a fare 1+1. Per cui, se nei paesi liberali e ricchi le femmine, libere da qualsiasi dovere e con privilegi da sovrani di monarchie assolute SCELGONO LIBERAMENTE di non avere figli ma di fare una vita di pacchia tra centri estetici, apericena, riempitivi del cazzo come serie TV e stupidaggini varie e poi ti dicono “non ho tempo per avere figli”, per loro è così: poverette, lavorano. È una vitaccia fare un lavoro – spesso fingendo di farlo veramente – e passare il resto della giornata ammazzando la noia. Diamole più soldi, così forse avranno voglia di fare figli, qualcuno direbbe.

      Ma è chiarissimo che qui c’è tutto tranne che un ISTINTO (materno!?). Questo è puro CALCOLO: ho calcolato che la mia vita ha queste priorità, e i figli NON SONO una priorità. Per le femmine, ovvio.

      Questo deve essere chiaro, sennò è impossibile comprendere i ragionamenti e i fatti esposti da un Fritz, da un Frank, da un Claudio e da un PERSEO. E appariremo sempre come quelli “estremi”. Perché appariamo come estremi? Perché nella nostra verità c’è anche inclusa “la mamma”.

      Lo ribadisco: NON ESISTE NESSUN ISTINTO MATERNO NELLE FEMMINE UMANE.

      Contano i fatti, i numeri: fanno figli solo quelle a cui serve un provider, per incastrarlo. I figli sono uno strumento, un mezzo, e non un fine.

      «“Gli uomini restano in casa sino in tarda età perché sentono di non avere più una missione sociale, un futuro da costruire, un senso”.
      Ecco, credo che la questione della “mancanza di senso” c’entri molto…»

      C’entra moltissimo, sono d’accordo.
      Gli uomini hanno bisogno di dare un senso alle loro azioni per motivarsi. Moltissimi sono gli uomini che, a causa di tanti fattori, finiscono per essere dipendenti proprio dalla figura materna. E, senza una precisa direzione da seguire nella vita, diventa facilissimo “confondere” le proprie inclinazioni, smarrirsi e per non cadere nella paura, o nella noia, ci si aggrappa a qualche oppiaceo, droga, o qualunque cosa capace di riempire quel “vuoto”.

      Nella stragrande maggioranza degli uomini questo vuoto è colmato dalla figura femminile la quale sa benissimo captare tali segnali di “vuoto”, inserendosi in modo subdolo, ma ridicolo al tempo stesso, e sostituirsi ad una figura di riferimento.

      Potrebbe essere qualsiasi cosa, sia chiaro. Ma la femmina da essere cosciente va incontro a questi vuoti di sua volontà, perché dispone di “un oppiaceo” capace di generare dipendenza.

      Noi, tutti noi che scriviamo qui, non siamo caduti nella “rete” perché, un tratto comune che ci individua, è l’avere ALTRI INTERESSI oltre alla figa.
      Un ragazzo indolente (spesso a causa del suo aspetto fisico e/o di una famiglia fortemente disfunzionale) invece è il bersaglio perfetto che le femmine irretiscono con estrema facilità.

      E qui veniamo ad un altro punto, Frank, che hai sollevato:

      «A me hanno veramente frantumato i coglioni questi ometti “colti” che pur essendo laureati – magari con 110 e lode»

      Perché queste persone non sono davvero degli intellettuali. Sono gli indolenti di cui parlavo prima. Sembrano diversi, a causa dell’abito di laureati, magari a pieni voti. Ma anche tu avrai visto certamente almeno un coglione che si improvvisa provetto karateka o judoka solo per impressionare le femmine.

      La verità è che tantissimi uomini/ragazzi studiano/si impegnano in qualcosa non perché è una loro passione e/o inclinazione, ma lo fanno perché … È “la mamma” ad averli addomesticati a fare questo. E sempre la mamma, futura moglie che cercano e desiderano ardentemente, ha esigenze estreme e, non potendo puntare (e non volendolo! Perché credono davvero che il fisico non conti) sull’aspetto fisico, si gettano anima e corpo negli studi.

      Frank, studiare certe discipline non è facile ed è alla lunga complesso, soprattutto fuori dall’università (che è un percorso stabilito, quindi teoricamente “semplice” – non facile, ma semplice). Ed è una attività ascetica, dove sobrietà e spirito hanno un ruolo importante. E l’onestà intellettuale, il sapere guardare oltre e avere il coraggio di interrogarsi sono qualità essenziali. Chi sceglie di studiare, studia per tutta la vita.

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      1. “Talmente si rifiuta di accettarlo, soprattutto perché accettare ciò significa accettare che anche la propria madre avrebbe potuto (e probabilmente avrebbe voluto! Attenzione) abortirlo.”

        … Benissimo; pensa che mia madre – quella che mi buttò fuori per risposarsi, e poi si fucilò il TFS da maestra in viaggi intorno al mondo col secondo marito, pur sapendo che io, pagando l’affitto al Nord, arrivavo a stento a fine mese – me lo aveva detto papale-papale che ero un mancato ennesimo aborto (su ordine del ginecologo…).

        “… cosa impedirebbe all’uomo medio, a mente fredda e lontano da corpi femminili su cui sbavare, di ragionare lucidamente su quale sia la vera indole femminile? La mia risposta è “la mamma”. La femmina è ANCHE sua madre, colei che lo ha messo al mondo ma che lo ha anche rincoglionito abbastanza da fargli credere che …”.

        … Ancora benissimo; ed è anche la risposta che ha dato Esther Vilar (sempre sia lodata) e che mi ha dato Santiago in una nostra conversazione qui, nella mia attuale città, quando discutevamo delle nostre diverse vedute sulla “teoria della complementarietà”, di cui egli è fautore insieme a Fabio e Davide (d’altronde egli proviene da un’area culturale affine alla mia, ove domina la Grande Madre mediterranea).

        “… Per cui, se nei paesi liberali e ricchi le femmine […] SCELGONO LIBERAMENTE di non avere figli ma di fare una vita di pacchia tra centri estetici, apericena, riempitivi del cazzo come serie TV …”.

        … Che poi era l’impostazione della madre francese di mio figlio, la quale, essendo rimasta incinta per uno strano incidente contraccettivo, cominciò a covare verso di me un “rancore da incastramento”.

        “… Perché appariamo come estremi? Perché nella nostra verità c’è anche inclusa “la mamma”.

        … Infatti dalle parti de La Fionda ci vedono come “estremi”, “non conciliativi”; e il tema materno, per quanto da me ripetutamente sollevato nei vari spazi dell’androsfera, ha sempre prodotto un imbarazzato silenzio/reticenza; gli UU, anche i nostri risvegliati-militanti, sono riservatissimi e riluttanti nel mettere in discussione quel caposaldo.

        Torno a ripetere per l’ennesima volta: le allusioni di ordine “biografico” – cioè sulla vita privata – che io faccio sui militanti (anche autori prestigiosi), sono tutt’altro che pettegolezzi personali: lì c’è la spiegazione di tutto.

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  2. Tra l’altro, nel quotidiano, mi capita spesso di ascoltare delle persone (soprattutto uomini 50-60-70enni) che criticano i giovani maschi italiani (per loro le femmine non esistono…) che “non hanno voglia di far niente”, bla bla bla, etc etc…
    “Vogliono tutti studiare”, bla bla bla…
    Ecco, a me ‘ste robe fanno proprio “sorridere”, innanzitutto perché discorsi del genere li ascoltavo anche ai “miei tempi” (ovviamente si trattava di critiche rivolte sempre ai ragazzi, mica alle femminucce…), poi perché se i giovani maschi studiano gli rompono i coglioni perché studiano anziché andare a lavorare in officina o in fabbrica a 16 anni di età, ma al tempo stesso ce ne sono altri – soprattutto sui media – che gli spaccano i genitali perché non si laureano in percentuali più elevate come nel famosissimo “estero” (quale?), facendo così sprofondare l’Italia in fondo alle classifiche europee, davanti solo alla Romania.
    https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2021/06/28/eurostat-italia-penultima-in-ue-per-percentuale-laureati_a3e19469-9eb0-40f3-a3da-9e91f214bc61.html

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  3. “Negli Stati Uniti è in uscita un libro dal titolo Inconceivable, cioè Inconcepibile: l’autrice, la giornalista del New Yorker Anna Louie Sussman […] osserva […]: chiedetevi com’è per una donna uscire con qualcuno.”

    …[Intende: con un profilo culturale più basso del proprio]; io, ancora oggi, dopo 20 anni di QM, sto ancora qui a chiedermi se “ci sono o ci fanno”; sempre a proposito di “empatia” (capacità di immedesimarsi nell’altro) e di capacità di pensiero astratto (cioè di uscire dallo stretto perimetro del “ciò che mi conviene o mi fa star bene”): MAI NESSUNA DI QUESTE SCIENZIATE-FILOSOFE che si chieda “com’è per un uomo farsi lo straculo con l’hyper-agency nel produrre un surplus di risorse, per poi vedersi rubare figli, casa e mezzo stipendio”?!?..

    Ragazzi, da Roma in giù l’Università, da 45 anni a questa parte, è sempre stata un’”area di parcheggio”: si studia perché non ci sono fabbriche o imprese di servizi ove andare a lavorare; i concorsi negli enti pubblici sono truccati, in banca ci si va solo con la raccomandazione.

    Se, come me, affronti l’emigrazione (concorso pubblico al Nord), ti aspetta una vita di mera sussistenza: fin dal primo mese di assunzione consumi 1/3 dello stipendio per pagarti l’affitto; dopo 37 anni di servizio te ne ritorni al Sud con la sola pensione e un po’ di Trattamento Fine Servizio.

    Fossi nato in epoca più recente e in una famiglia diversa (da quella di mia madre che mi buttò fuori perché voleva risposarsi), me ne sarei rimasto a casa col reddito di cittadinanza: infatti, come bilancio generale, posso concludere che tutta l’hyper-agency che ho combinato al Nord – fra matrimonio, divorzio, convivenza e casini vari – è stata un “fare di necessità virtù”; avessi potuto scegliere, avrei scelto l’hypo-agency (cioè il fancazzismo al Sud).

    Per mio figlio, fortunatamente, sta andando in modo diverso (io sono stato la generazione sacrificale per preparare la sua): già da tre anni sta guadagnando (all’estero) senza spendere in affitto, stando nella casa materna; se la prossima azienda sarà troppo lontana da casa, potrà cominciare un mutuo-casa partendo dai suoi risparmi e da metà del mio TFS (mia madre si fucilò il suo in viaggi col suo secondo marito). Naturalmente non faccio che ripetergli di non farsi fregare la futura casa da una femmina…

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      1. “Birger ha detto a Mel Magazine che crede che molti uomini tra i 20, i 30 e i 40 anni abbiano sviluppato il GPS perché sono molto richiesti tra le donne con istruzione universitaria.”

        … E ha visto abbastanza giusto; pensate: tanto è irriducibile l’ipergamia femminile, che esse preferiscono alimentare il GPS piuttosto che allargare la loro prospettiva a ragazzi FUORI dall’università.

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        1. Questi però sono problemi tra il Femminismo e Suo Marito cioè lo Stato.
          Saranno le femministe a dover spiegare allo Stato come mai il femminismo non ha saputo insegnare alle donne ad andare con uomini con titolo di studio inferiore, contribuendo così ad un crollo demografico ovvero di tasse e problemi enormi per le pensioni (di cui le donne sono di gran lunga le maggiori beneficiarie).

          Non sono cazzi che riguardano gli uomini: tra moglie (Femminismo) e marito (Stato) non mettere il dito.

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        2. Il femminismo è quella cosa “da lì in su”: dove “lì” sta a indicare i privilegi già precedentemente acquisiti nel Tradizionalismo (protezione, tutela, provider-aggio, esenzione da rischi, ecc.); “in su” sta a significare tutto ciò che si può AGGIUNGERE (non sostituire) se e quando una hypo-agente decide di darsi un po’ da fare: scivoli facilitati nei voti e nelle quote rosa, ruberia legalizzata nei divorzi con figli, libertà di aborto, libertà di auto-mercificazione online, giustizia di genere, medicina di genere, pensioni di genere ecc.

          Il tutto pagato prevalentemente con tasse da redditi maschili.

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        3. Lo Stato marito è parecchio tontolone però. Continua ad elargire privilegi alle donne, ottenendo in cambio nulla.

          Glielo dicono proprio in faccia che non vogliono fare figli

          Ogni giorno vedo commenti, articoli, proposte di libri di donne che raccontano di quanto è bello non avere figli.

          E per evitare di passare per cattive accusano gli uomini.

          Non si rassegnano al fatto che sono loro a partorire mica gli uomini.

          Per favorirle lo Stato non promuove i test di paternità, obbliga per legge gli uomini ad accettare figli, anche se non li vogliono, e fa continue campagne per convincere gli uomini a essere più casalinghi.

          Nei tribunali fanno carne da macello degli uomini

          Ma queste ingrate se ne fregano.

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        4. “Lo Stato marito è parecchio tontolone però”.

          E’ perché il Potere iper-liberista ha tutto l’interesse ad alimentare i conflitti orizzontali, affinché la plebe si sfianchi in quelli, e si distolga dal conflitto verticale (che sarebbe minaccioso per l’élite apolide).

          E’ il famoso “divide et impera”; è il recidere tutte le radici che potrebbero far aggregare la plebe intorno a nuclei identitari comuni (esempi classici: Dio, patria, famiglia; oggi si aggiunge la disgregazione dell’identità sessuale), in modo che non resti che l’individuo isolato, e quindi il perfetto consumatore compulsivo, frustrato, globale e standardizzato, che non vede un SENSO, uno scopo nel suo esistere; non trova né una catena generazionale da cui discende, né una progenie a cui tramandare: si è ridotto a una monade del produci-consuma-crepa.

          “Glielo dicono proprio in faccia che non vogliono fare figli”.

          … Il depopolamento rientra perfettamente negli obbiettivi dell’oligarchia mondialista; a ciò fanno buon gioco anche l’aborto, l’eutanasia, la privatizzazione-rarefazione della sanità. Il femminismo ideologico è alleato per eccellenza dei grandi poteri finanziari apolidi; le singole donne, invece, sono le inconsapevoli utili idiote al loro servizio.

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      2. Quindi i “sintomi” di questa “sindrome” sarebbero: buona autostima, cultura universitaria, “arroganza” data dalla consapevolezza che non è una tragedia lasciare una femmina dato che ne esistono svariati altri miliardi, mancanza di disgusto verso one night stands o storie brevi…. Ma io allora sono affetto da questa malattia cronica in forma grave da decenni, LOL

        E mi sa che lo è anche Eric e tanti altri commentatori. Io purtroppo però sono inguaribile, pensate che non vedo assolutamente nessun problema in nessuno* dei “sintomi”, quindi non ci penso nemmeno a farmi “migliorare” da qualche “dottoressa femminista” 😀

        *L’unico “difetto” che l’articolista cita e che potrebbe essere in effetti moralmente sgradevole è la “tendenza al tradimento”, ma io quello l’ho fatto poco o niente. Di solito, prima di andare con quella dopo, lasciavo quella prima (oppure non c’era proprio nulla da tradire perché non c’era una relazione ma semplicemente due ONS consecutive).

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        1. La dottoressa femminista che volesse curarti la mandi in cortocircuito se appena ti chiede come mai fai tutto ciò, quale problema c’è in te, le dai la classica risposta che chiude sempre qualsiasi intromissione femminile nella vita sessuale maschile:

          “Semplicemente sto cercando una ricca che mi mantenga e quelle che ho avuto sinora erano tutte troppo povere”

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        2. “Quindi i “sintomi” di questa “sindrome” sarebbero: buona autostima, cultura universitaria, “arroganza” data dalla consapevolezza che non è una tragedia lasciare una femmina dato che ne esistono svariati altri miliardi, mancanza di disgusto verso one night stands o storie brevi…”.

          … Già; e le giovani DD – non le femministe accademiche o giornaliste – definiscono i tipi che tendono alla GPS (beati loro) come “narcisisti”; e sono proprio incazzate, non sopportano che certi UU con i “numeri” facciano ciò che esse fanno sempre: saltare da un ramo all’altro, cercando quello socialmente più alto.

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        3. E’ proprio per quello che per mandarle in corto circuito totale devi rispondergli che ne cambi in continuazione perché sei alla ricerca di una ricca.

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    1. @Claudio

      Concordo su tutto, in particolare con:

      «Ragazzi, da Roma in giù l’Università, da 45 anni a questa parte, è sempre stata un’”area di parcheggio”: si studia perché non ci sono fabbriche o imprese di servizi ove andare a lavorare; i concorsi negli enti pubblici sono truccati, in banca ci si va solo con la raccomandazione.»

      È così.
      Io però volevo farla a tutti i costi per mia inclinazione. E sono andato contro mio padre ma soprattutto contro mia madre. Io studiavo e lavoravo. E anche adesso in un certo senso faccio uguale, perché nel mio campo bisogna studiare sempre.

      «Se, come me, affronti l’emigrazione (concorso pubblico al Nord), ti aspetta una vita di mera sussistenza: fin dal primo mese di assunzione consumi 1/3 dello stipendio per pagarti l’affitto; dopo 37 anni di servizio te ne ritorni al Sud con la sola pensione e un po’ di Trattamento Fine Servizio.»

      Claudio, quando io parlo male del Sud lo faccio con una certa amarezza; non credere che mi piaccia dire e scrivere certe cose. Ma, al netto di tutto, caro Claudio, non sono proprio i nostri conterranei ad essere i più succubi, psicologicamente dipendenti e, permettimelo, coglioni con le femmine?

      Io non ho ancora trovato nessuno nel reale che, al sud, la pensi come me sulle femmine. Sono tutti dipendenti psicologicamente e, se stanno single, si sentono “sfigati”, “incompleti” etc.

      Io me la spasso alla grande e me la son sempre spassata alla grande dopo l’ultima femmina “dalle alte pretese” incontrata. E non è che prima morissi dalla voglia di averne una accanto.

      Secondo me il livello di degrado e inciviltà al sud ha un legame molto profondo con lo strapotere della femmina meridionale. Perché al meridione d’Italia, nelle famiglie, comanda la femmina.
      Sinceramente a me fa ridere a crepapelle e, in un certo senso, provoca al contempo irritazione quando vedo quei presunti film dove c’è il padre meridionale “padrone” che opprime madre e figliE.
      Io ho sempre visto l’esatto contrario, ma sempre, davvero sempre. L’ho visto anche in casi di famiglie sospette essere legate alla malavita.

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      1. “… lo strapotere della femmina meridionale. Perché al meridione d’Italia, nelle famiglie, comanda la femmina.

        Sinceramente a me fa ridere a crepapelle e, in un certo senso, provoca al contempo irritazione quando vedo quei presunti film dove c’è il padre meridionale “padrone” che opprime madre e figliE.

        Io ho sempre visto l’esatto contrario, ma sempre, davvero sempre. L’ho visto anche in casi di famiglie sospette essere legate alla malavita.”

        … E’ così, infatti; due per tutti:

        https://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_907_Grande_Madre.pdf#page=1 ;

        https://forum.termometropolitico.it/214268-mafia-archetipo-madre-aspetto-storico-simbolico.html .

        L’uomo meridionale non riesce a STIMARE né se stesso né i propri simili se non riesce a essere provider di donna e figli.

        Dev’essere proprio come racconta la Vilar https://commons.wikimannia.org/File:Esther_Vilar_-_L%27uomo_ammaestrato.pdf (probabilmente dal lato argentino-spagnoleggiante della sua cultura): dev’essere un qualcosa di cui quasi tutti noi siamo stati inconsapevolmente protagonisti da bambini, e quasi nessuno di noi è stato testimone da adulto, perché avviene nel segreto delle piccole interazioni quotidiane sussurrate fra madre e figlio.

        Ripeto ancora una volta che non ho visto nulla del genere da parte della madre nord-europea di mio figlio; né l’ho fiutato in tutte quelle giovani madri tedesche, austriache, olandesi e slave i cui atteggiamenti ho scrutato nei miei campeggi FKK; perché esse, semplicemente, non vedono occasione di POTERE E PRESTIGIO nel ruolo materno; lo vedono solo come una responsabilità voluta dalla Natura, da assolvere in semplicità, senza secondi fini.

        Il perché tutto ciò si tramandi da epoca precristiana ha, secondo me, una sola possibile spiegazione: la trasmissione da madre a figlia; la figlia è spettatrice del ruolo preminente che la madre si assicura accudendo i maschi di casa, e introietta – serbandolo per il suo futuro da adulta – il modello culturale del “potere dell’accudimento”. Infatti, la madre meridionale è piuttosto spicciativa verso la figlia femmina: la sfotte per spronarla a diventare precocemente “donnina di casa”, e quindi per assicurarle un futuro potere.

        C’è da dire che tutto ciò, in città – ma non ancora nei paesi agricoli -, sta ormai residuando nella classe medio-bassa (io abito fra casermoni di periferia); non perché la donna meridionale ne abbia perso la vocazione, ma semplicemente perché, con l’abbassamento dei salari maschili, è costretta a trovarsi dei lavoretti fuori casa, quindi non riesce più a “regnare” in casa come prima.

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        1. Tuttavia la realtà del centro-nord era ed è diversa da quella del sud Italia.
          Per esempio: a casa mia non era certamente mia madre a comandare, idem le mie nonne e le mie zie.
          Nei mie ricordi c’è anche un uomo, deceduto nel 2010, che era veramente una sorta di Hitler, che urlava spesso e volentieri e al quale dovevano obbedire sia la moglie che le figlie, tanto è vero che all’epoca (ero ancora un giovane ventenne) ero solito dire che se quell’uomo fosse stato mio padre gli avrei sicuramente fratturato tutte le ossa.

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        2. @Claudio

          Ammiro la tua sconfinata cultura e colgo l’occasione per ringraziarti: non parli mai a vanvera, porti sempre fonti, e sembrano davvero autorevoli, delle tue affermazioni sulla QM.

          Io sono capitato in questi forum e blog quasi per caso, non avevo mai letto nulla in libri/articoli/riviste su queste tematiche. Da oramai credo quattro anni ho potuto approfondire certi concetti.

          Prima era tutto un po’ frutto delle mie intuizioni, del mio vissuto.

          Aggiungo che il legame della Grande Madre e della cultura mafiosa è inquietante. In molte cose ci trovo delle verità auto-evidenti e sì: mi hai confermato che la mia impressione, da sempre, che ci fosse un profondo legame tra cultura meridionale (che è ben descritta in quell’articolo nel forum politico: è chiusa e fine a sé stessa, non ammette aperture verso l’esterno) e il ruolo, figura della madre è stato confermato.

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        3. Fritz
          Ma, al netto di tutto, caro Claudio, non sono proprio i nostri conterranei ad essere i più succubi, psicologicamente dipendenti e, permettimelo, coglioni con le femmine?

          >Decisamente sì. Sono imbarazzanti.

          Claudio
          né l’ho fiutato in tutte quelle giovani madri tedesche, austriache, olandesi e slave i cui atteggiamenti ho scrutato nei miei campeggi FKK

          >Considera che, circa il rapporto fra i sessi, il mio primo confronto rispetto al sud è stato direttamente con l’area germanica, saltando tutto il resto d’Italia. Fu commovente.

          Il perché tutto ciò si tramandi da epoca precristiana ha, secondo me, una sola possibile spiegazione

          >Claudio, tu non credi che un’ambiente particolarmente favorevole (buon clima, terre fertili, etc) possa aver inciso, rendendo l’uomo pur sempre indispensabile ma un pochino di meno?

          Frank
          Tuttavia la realtà del centro-nord era ed è diversa da quella del sud Italia.
          Per esempio: a casa mia non era certamente mia madre a comandare, idem le mie nonne e le mie zie.

          >Infatti, a mio avviso, un bilanciamento era proprio dato dalla ‘passionalità’ (leggi: violenza) con la quale l’uomo meridionale si difendeva dalla tendenza della femmina a ‘soffocarlo’.

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        4. “… tu non credi che un ambiente particolarmente favorevole (buon clima, terre fertili, etc) possa aver inciso, rendendo l’uomo pur sempre indispensabile ma un pochino di meno?”

          Da quel poco che so, il mito della Grande Madre (studiato particolarmente da Bachofen in “Storia delle origini della coscienza”, che lessi su consiglio di Armando, ma con scarsa comprensione, mancando io di cultura classica) origina dalle dee della fecondità della terra – Iside, Cerere, Astarte, Cibele -, praticamente tutte d’importazione medio-orientale (Mezzaluna fertile, Egeo, Nilo ecc.), poi trasfuse nella romanità e poi nella cristianità: quindi ci dev’essere del vero nella tua intuizione sull’area mediterranea particolarmente vocata all’agricoltura.

          Un paio d’anni fa raccontai su questo blog la mia strana esperienza fra gli anziani “stanziali” in un campeggio pugliese, zona trulli, dove avevo la mia roulotte d’epoca; erano tutte coppie, perlopiù nonni; il presidente dell’associazione campeggistica era un vedovo risposato che riscuoteva grande consenso fra gli altri; io, invece, ero un single che andava lì in moto nel weekend: facevo un po’ di bricolage alla vecchia roulotte (poi venduta), poi andavo a pranzo/cena in paese.

          Gli altri mi “annusarono” per qualche weekend, invitandomi anche alle loro tavolate (cucinavano dalla mattina alla sera, mangiando a quattro palmenti, mentre io mi limito a nutrirmi); poi, quando capirono che io ero in uno “stato zen” nella mia singletudine – al contrario del loro presidente che era corso a cercare un nuovo accudimento femminile dopo la vedovanza -, ne furono turbati e si raffreddarono nei miei confronti. In sostanza, il loro interrogativo muto nei miei confronti era: “Tu A CHI / A CHE servi? Come puoi non avere una dea della casa a cui ispirare la tua esistenza?”. Per loro era una cosa “eversiva” dell’ordine naturale.

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        5. @Perseo @Claudio @Frank

          Tempo fa feci diverse riflessioni, ma credo che solo un esperto di storia e antropologia potrebbe aiutarci.

          La mia riflessione è ingenua ed è la seguente.

          Le femmine potrebbero, in un lontano passato remoto, usato la leva metaforica della procreazione per acquisire status all’interno delle tribù. Tuttavia questo ragionamento mi appare incompleto, e lo ho concluso riflettendo su un dettaglio: spesso, in una lotta, il più debole sceglie di manipolare la psicologia del più forte.

          Ho già parlato di quelle che ritengo siano alcune tecniche di manipolazione femminile, ma tutte quante sublimano quando c’è dietro un codice morale.

          Ma come può un debole imporre un codice morale?

          BLUFFANDO.

          Avete presente quando da bambini litigavi con qualcuno che le prendeva di brutto e ti diceva “ora ti mando mio fratello più grande e ti picchia”?

          Le femmine potrebbero avere adoperato una tecnica molto simile dove però il loro santo protettore era un bluff. E in questo bluff io ci vedo una divinità, o meglio una sorta di archetipo di dio.
          Forse è stato proprio questo il momento in cui è nata la proibizione dello stupro.

          È una ipotesi mia ed è ingenua. Ma magari non è solo una ipotesi …

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        6. “… in questo bluff io ci vedo una divinità, o meglio una sorta di archetipo di dio.”

          Questione interessante, a mio avviso legata a quella di Perseo sulla diffusione di una certa cultura in un’area molto favorevole all’agricoltura, quindi alla stanzialità; è questione difficile, richiederebbe studi antropologici approfonditi.

          A naso direi che l’impostazione della trasmissione ereditaria della proprietà – quindi, in sostanza, il: “Chi cacchio me la fa fare ad essere un provider hyper-agente se non ho progenie a cui lasciare il surplus?” [E poi la degenerazione completa: ”… se il surplus mi viene fregato da una donna con un divorzio”?] – non si poneva per i popoli di aree geografiche NON propizie ad agricoltura-stanzialità, quindi costrette a pastorizia-nomadismo, dove un accumulo di surplus era solo OSTACOLO ai frequenti spostamenti.

          Sarebbe interessante conoscere, in ottica inter-culturale, la visione maschile della donna in quei popoli; sempre a naso, direi che non ci vedevano alcuna divinità retrostante (penso a quelli delle steppe asiatiche, che poi, attraverso lo Stretto di Bering, colonizzarono le Americhe; che io ricordi, fra mongoli e pellirosse le donne volavano molto basso).

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    1. Le tesi sono molto buone, in pratica sono una conferma ben documentata di ciò che dice chi parla di “Ipergamia” – ma se l’approccio è utilizzare l’intercalare “maschi e donne” dubito che potranno mai andare da qualche parte…

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    1. Per me leggere un articolo di Vogue che parla di questo tipo di argomenti è come per un contadino semi-analfabeta di un secolo fa leggere un’opera di Kant: mi stanco subito e non ci capisco assolutamente niente.
      Non so come tu faccia, semplicemente la mia mente non è predisposta per questa cosa.

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      1. in realtà mi fa lo stesso effetto: ci provo a seguire il ragionamento ma alla fine non lo capisco, infatti dicevo che non saprei riassumerlo

        che vuole dire sta roba qua? boh?

        ”In realtà niente è cambiato in questi anni: la donna bionda, magra e bella rappresenta ancora l’apice della bellezza a cui una donna può aspirare di avvicinarsi e gli uomini di “possedere”. L’unica differenza è che questi uomini che continuano a condividere le fotografie della scollatura di Sweeney e a inneggiare al ritorno di una cultura conservatrice, in realtà desiderano poter deridere e oggettificare quel tipo di femminilità, esattamente come si sono sentiti liberi di fare in passato. Questi hanno visto in quell’immagine di Sweeney esattamente quella versione di donna, sexy e senza problemi, felice di interpretare il ruolo a cui l’ha costretta la società. Ma ormai non è più così; anzi, il fatto stesso che Sydney Sweeney si sia riappropriata di un vecchio stereotipo non fa che distanziarci da quei tempi di oggettificazione del passato. E quindi lasciamola in pace.”

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        1. Si è però dimenticata di esplicitare la parte finale della tesi:
          “Quindi negli USA ci sono 100 milioni di attivisti politici conservatori e nessun segaiolo. Penitenziagite.”

          Credo che molti uomini siano affascinati dal loro mondo mentale senza sesso, o meglio: dove il sesso è solo un mezzo per fare politica e in sé il sesso è una cosa che non interessa.
          In realtà è solo una blanda forma di asessualità, bassa libido abbinata al doversi rapportare con un sesso opposto che ne ha molta di più. In realtà non comprendere la bellezza del sesso in sé e per sé comporta anche notevoli limiti cognitivi. Oltre a trasformare l’eterosessualità nel regno dell’ipocrisia e nella sola cosa più politica della politica.
          Quanto agli uomini che sono affascinati da questo: sa un po’ di perversione, come essere affascinati da un grave handicap socialmente deleterio. Un individuo per nulla irrisolto e ben equilibrato non può che provare un misto di pietà e ribrezzo per cose simili.

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        2. Quel poco che ho capito io: l’oggettificazione fa schifo se etero-diretta – cosa della quale non saprei citare un solo esempio, perché non ricordo tizie trascinate in catene sui set fotografici, ma le ricordo solo in lunghe file con le mamme per i casting a Mediaset -, mentre è una figata se auto-decisa (cioè sempre).

          Marchi lo chiamerebbe “femminismo mercatista”; il quale si basa su una curiosa bipartizione anagrafica: finché sei giovane e gnocca, scegli le carriere di escort o gestante per altri (e il femminismo ti para il culo con la storiella dell’origine proletaria); se invece sei già vecchiotta e davvero proletaria, ti resta da fare la badante (e la borghese femminista ti assume in nero).

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  4. questo è un profilo anti “cambiamento climatico” ma non lo segnalo per questo (al contrario per me il riscaldamento globale è un problema reale) quanto per il video di Hillary Clinton che dice “Le donne e le ragazze sopportano in modo sproporzionato il peso degli eventi climatici”

    https://x.com/climacritic/status/1779922672668848476

    non conosco il video originale (questo è tradotto in italiano) ma non credo sia manipolato perché non è la prima volta che leggo uscite di questo tipo da certe élite, ovvero che dobbiamo fare qualcosa per risolvere il problema “perché le donne soffrono di più” a causa di una supercazzola qualsiasi inventata all’uopo

    fa ridere molto perché dice quell’essere immondo (la Clinton) che le donne lavorano nei campi e con il caldo rischiano di più, di più evidentemente degli uomini che si sa è quella specie che generalmente orbita intorno a condizionatori refrigeranti altrimenti non lavora

    o forse voleva dire che anche se crepiamo chissenefrega

    a tal proposito ho chiesto a uno che fa presentazioni di dati statistici per i giornali come mai i morti sul lavoro non sono mai una questione di genere maschile, per ora nessuna risposta e neanche me la aspetto

    https://x.com/massimiliagnooo/status/1780173885746409972

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    1. Praticamente la Clinton fa involontariamente gli assist ai negazionisti del cambiamento climatico con argomentazioni che fanno apparire il cambiamento climatico come un gran cazzata, e intanto cerca di allontanare dalla causa metà della popolazione mondiale.
      E i suoi compagni di viaggio anziché silenziarla e buttarla fuori a calci in culo fanno di si con la testa, come avesse detto una utile e sensata, contribuendo a peggiorare ulteriormente la loro immagine.

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  5. questo potrebbe essere interessante

    https://x.com/JenKteach/status/1780351485022265442

    metto anche il link al tweet di una che ha trovato la sentenza e che penso correttamente dice che l’uomo non è stato licenziato perché antifemminista ma aveva fatto altre cose

    il titolo dell’articolo è quindi un po’ fuorviante ma rimangono le considerazioni dei giudici che trovo inquietanti

    il senso è che per i giudici il femminismo è quello definito per la parità ecc quindi essere anti è discriminatorio

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    1. Quando arriva qui diremo che siamo tutti donne femministe anti-TERF.
      Dove sta il problema?
      La parte divertente del gioco è che le regole cambiano in continuazione.

      Fantastico il bot-moderatore di REDDIT: invece che limitarsi a scrivere cazzate insignificanti provvede a cercare e pubblicare il link a una versione senza paywall e pure ad archiviare l’articolo aggratis in DUE differenti siti postandone poi i link.
      Anche senza controllare si vede che quel bot l’ha creato un nerd con quattro balle cresciuto dai nonni che gli hanno trasmesso la concretezza contadina infondendola così nell’informatica. E’ con gente così che si vincono le guerre, pensa se all’autore del bot-moderatore gli fai progettare l’AI di un sex robot-cameriera-colf cosa viene fuori…

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    2. A proposito della vicenda del tizio: ma secondo te come fanno a far lavorare sodo una persona che sa che, per via del gioco di avere “equilibrio della diversità”, a quel giro non beccherà la promozione?
      Chiedo perché è un ulteriore livello di pausa: già ove c’è l’assegno di merito chi lo becca poi per un anno tira un po’ il freno a mano per riabbassare gli obbiettivi ben sapendo che due anni di fila l’assegno non glielo danno. Se ci aggiungi anche questo livello diventa un filo complicato per l’HR, specie se incontra qualcuno che le dice in faccia che forse a livello inconscio è portato ad impegnarsi un po’ meno perché sa che tanto a sto giro non becca niente, e ha pure l’abitudine di registrare tutte le conversazioni: deve stare attenta a come reagisce, altrimenti va a rischio lei.

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      1. Ma infatti secondo me il tipo potrebbe avere comunque ragione, magari è stato poco scaltro a non procurarsi prove o più probabilmente sapeva che per le leggi discriminatorie vigenti essendo uomo ciò che subiva era in regola quindi ha fatto di testa sua, rimane che il giudice che decide cosa è il femminismo e stabilisce che è una ideologia buona che il contrario desta sospetti, come fosse certo del significato di una mela, che è un frutto e siamo tutti d’accordo ma ci sarà qualcuno a cui non piace ma non succede niente, è inquietante, manco fosse una religione e il giudice un cazzo di prete dell’inquisizione, figurati non lo penso io del libertarismo che rispetto a problemi diciamo globali non è adeguato nella forma individualistica

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        1. La sentenza dice che ci marciava sopra e ha tirato troppo la corda: faceva un secondo lavoro durante le ore di ufficio, col computer aziendale che teneva traccia di tutto, e pensava di rimediare facendo causa per discriminazione “essendo io anti-femminista”.
          Pensa che se avesse fatto la stessa cosa fingendosi “femminista anti-TERF” o “femminista TERF” ed utilizzando per il secondo lavoro in ufficio un suo computer portatile o tablet o smartphone con connessione propria (in modo che non potessero quantificare quanto lavorava fuori e cosa faceva di preciso) allora l’avrebbe fatta franca.

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        2. Pensare di poter utilizzare “anti-femminista” come categoria discriminata per pararsi il culo quando effettivamente fai un secondo lavoro durante le ore di ufficio è come dire…un filino fuori dal mondo.
          Già sarebbe stato a rischio se avesse detto di essere stato discriminato per una cosa trendy, tipo “mi sento donna” o “sono gay” o “sono femminista anti-TERF / TERF”: in ogni caso il computer aziendale aveva registrato decine e decine di ore in cui lui faceva il “conseulor” a pagamento o quello che è invece che il suo lavoro.
          DIVERSO se la seconda attività non si sapeva neanche cos’era e non si riusciva a quantificare di preciso quanto fosse, abbinato a un bel “sono stato discriminato per [metti cosa trendy]”: li’ quasi certamente vinceva.

          Per il resto c’è un giudice che non ha resistito alla tentazione di fare virtue signalling dichiarando nella sentenza che lui vede male l’anti-femminismo, cosa perfettamente inutile ai fini della sentenza e poco professionale che in un paese serio (quindi non certo un paese che ha avuto Liz Truss primo ministro e Kongobongo ministro dell’economia) comporterebbe gravi sanzioni. SPECIE PERCHE’ CON QUEL GOFFO VIRTUE SIGNALLING LA SENTENZA FA INTUIRE CHE CI SONO POSSIBILITA’ CHE SE LA CAUSA DI DISCRIMINAZIONE FOSSE STATA PER UNA COSA TRENDY, FORSE IL GIUDICE PER QUIETO VIVERE POTEVA DARGLI RAGIONE ANCHE DI FRONTE A PROVE SCHIACCIANTI DI DECINE E DECINE DI ORE DI SECONDO LAVORO IN ORARIO D’UFFICIO…una sentenza seria sarebbe stata del tipo:

          “Nessuna rilevanza hanno argomentazioni circa anti-femminismo e pro-femminismo, di fronte a prove schiaccianti della truffa perpetrata ai danni del datore di lavoro svolgendo decine e decine di ore di secondo lavoro durante le ore d’ufficio…”

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  6. c’e anche da considerare che in Sardegna la statura media degli uomini è relativamente bassa, le donne sarde vedono gli uomini extra-isolani che sono più alti e non vogliono procreare con i locali. Anche in questo caso si tratta di ipergamia, sebbene nell’ accezione allargata comunemente usata nell’ androsfera e che comprende anche caratteristiche fisiche oltre a quelle socio-economiche.

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    1. “Ipergamia”, termine tra l’altro accettato in accademia, indica una cosa che ha importanti risvolti legali, specie in caso di divorzio ma non solo. Ed è una parola che nella sua vera accezione può essere usata solo per fare gli interessi degli uomini.
      Usate fuori dal loro significato le parole spesso diventano un boomerang e ti si ritorcono contro.
      ESEMPIO:
      L’accezione allargata serve solo a darsi un tono colto quando ci si lagna di una cosa che non ha alcun risvolto legale e che capita anche alle donne: una donna potrebbe dire che “gli uomini sono ipergamici perché preferiscono le tette grosse” ed è vera al 100% con assai maggiori prove che “le donne vanno con gli uomini alti”, perché la femmina umana è l’unica femmina di tutto l’universo conosciuto con i capezzoli abnormi. Un unicum, proprio. E siamo stati noi, non gli alieni.
      Appena le femministe se ne accorgono e iniziano a usarla così, si ritorce contro – cento volte più forte – a quelli che la usavano a sproposito.
      E’ solo questione di tempo. Questione di “quando” non di “se” succede.

      Ecco perché raccomando di non usare le parole alla cazzo di cane: non è una questione di pignoleria, io sono tutto fuorché pignolo sui dettagli insignificati…

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      1. allora serve trovare un termine per esprimere sinteticamente il concetto di selettività femminile che includa anche il lato fisico oltre a quello socio-economico.

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    2. …Interessante e paradigmatica la questione Sardegna-statura-procreazione; e lo diventa ancora di più se accostata all’altra interessante questione del paper abortion.

      Mi è venuto spontaneo mettermi nei panni di una femminista – o anche semplice donna – che “lurki” il nostro blog (e ce ne saranno certamente): ci vede oscillare come pendoli fra disgusto per opportunità procreative negate e disgusto per opportunità abortive negate. Che poi sarebbe lo stesso pendolo femminile fra quelle che vogliono empowerizzarsi GRAZIE alla maternità (matriarchiste) e quelle altre che vogliono farlo CONTRO la prigione della maternità (femministe) [negli ultimi giorni è stato qui segnalato il libro di una tizia che, dopo aver fatto sei figli, ha scritto contro gli uomini che non eiaculano responsabilmente: lei ha raggiunto l’acme della collisione pendolare].

      Probabilmente molti di noi avrebbero bisogno di approfondire il proprio approccio verso la procreazione; potremmo giungere a conclusioni inaspettate, non troppo distanti da quelle femminili (ricordate Fritz e Frank? : “Alle donne non gliene frega un cazzo dei figli: sono solo strumenti per vincolare un provider”).

      Per quanto mi riguarda, la mia conclusione (pur non esaustiva di tutti gli interrogativi) è la stessa che avevo esposto riguardo all’esperienza dell’andare a lavorare con le penalizzazioni dell’emigrante, e riguardo a tutta l’hyper-agency che uno sciorina in quei 35-40 anni: è tutto un FARE DI NECESSITA’ VIRTU’. E lo dice uno che ha cercato di essere un buon padre (a seguito di incidente contraccettivo), dopo che era stato già sposato per 14 anni senza figli.

      E, probabilmente, LA STESSA NOSTRA ESISTENZA IN VITA è un “fare di necessità virtù” (“Fatti non foste a viver come bruti …”), visto che non abbiamo scelto di nascere (quel grande di Leopardi…); e cioè è quel che sottintendevano i miei anziani vicini stanziali di roulotte: una ricerca di validazione sociale; che poi, nella loro declinazione, si riduceva a una validazione MATRIARCALE, visto che, secondo loro, il provider-aggio ha senso solo se a vantaggio della donna-di-casa e dei figli con cui lei ti vincola.

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      1. Claudio, questa è una discussione aperta dal defunto Daniele B. (Strider), circa19 anni fa:
        https://questionemaschile.forumfree.it/?t=5003783
        @@
        *STRIDER*

         Inviato il 8/10/2005, 19:47

        Utente cancellato
        Sono straconvinto che oggi la maternità sia vissuta male dalla gran parte delle donne, sopratutto dalle mie coetanee, che vedono un figlio come un possibile ostacolo alla loro carriera professionale.
        Ho notato inoltre un atteggiamento denigratorio nei confronti di tutto ciò che è relativo a questo delicato evento, stessa fenomeno che riscontro nei maschi della mia età per quanto riguarda l’argomento matrimonio (battute, risatine), ovvero un fuggire continuamente da tutto ciò che implica responsabilità.
        Cosa ne pensate voi a riguardo?
        @@
        ———————–

        Qui c’è anche un commento di Rino Barnart:
        @@
        Barnart

         Inviato il 10/10/2005, 09:05

        Utente cancellato

        QUOTE (*STRIDER* @ 9/10/2005, 20:16)

        E’ vero, è lo stesso comportamento che ho notato io. La mancanza di una figura paterna stabile sta creando una generazione di maschi più vuoti, superficiali. Ho avuto diversi amici con padri assenti, chi per divorzio, chi per dovere verso la famiglia (leggi lavoro), e tutti avevano in comune una cosa: anzitutto la leggerezza nell’affrontare la vita, a partire dai rapporti con gli altri, limitati al solo uscire e svagarsi, passando per gli stili di vita arrivando infine alla grande incapacità di affrontare discorsi che andassero al di sopra del pallone e della “fica”.
        L’ultimo scontro verbale risale a ieri sera.
        Nel mio gruppo vengo classificato a torto “maschilista” e (questa coniata ieri sera  ) “retrogrado”, per via di una mia precedente discussione sull’aborto.
        Si parlava di doveri in casa, e io avevo fatto notare il mio punto di vista, ovvero che oltre essere un obbligo verso il proprio compagnoa e i componenti della famiglia, il saper svolgere attività in casa rende un uomo indipendente e non “ricattabile” da una donna nel caso egli dovesse rimanere solo, fosse per un divorzio o per improvviso bisogno. Beh, sai qual’è stata la risposta? -:Beh, adesso pulisce mia madre, quando mi sposerò mia moglie:-
        Il soggetto in questione è uno dei tanti che vive solo con la madre, dal quale ho l’impressione che venga viziato e coccolato all’eccesso, tipico difetto delle “matrone italiane”, che a lungo andare crea degli incapaci di staccarsi dalla figura materna e di affrontare in maniera decisa anche passaggi importanti come il matrimonio o il divorzio.
        Non mi stupisco che questi diventino poi in futuro anche i classici uomini assenti in casa, inconsciamente controllati in casa fin da piccoli dalla madre, lo finiscono per diventare anche da adulti dalla moglie, mostruosamente succubi della figura femminile, che a parole magari appellano con dispregiativi (tipo la classica frase -:le femmine so’ tutte t…e!:-) ma che poi in loro assenza sono uomini, pardon, maschi perduti.
        ———————–
        Perfetto.

        Il parassitismo maschile in casa è uno dei cavalli di battaglia, una delle lance in mano al femminismo che non smette mai di usarla contro gli uomini.

        Denuncia che è di una maramalderia persino provocatoria perché i maschi parassiti sono un prodotto diretto, specifico, inevitabile e voluto dell’educazione materna e – in specie – della mamma latina.
        Queste madri costruiscono degli esseri deformi della cui mostruosità poi fanno un altro capitolo del “calvario” femminile ed un altro tema di dannazione degli uomini.
        Questo accudire cronico e capillare – che nasconde anche una deriva incestuosa – rappresenta uno dei modi con cui il genere femminile tiene legati, dipendenti e psichicamente immaturi i maschi. I figli di questa “cultura materna del calvario” diventano (con l’aiuto di altre concause) sprezzatori delle donne e boriosi scio vinisti del più volgare machismo.
        Precisamente come dici tu.

        Rino
        @@

        ——————-

        PS: Daniele (Strider) era l’uomo con i capelli brizzolati e la maglietta grigia a maniche corte che vedi nella foto.
        https://www.grossetonotizie.com/grosseto/politica-grosseto/2016/05/11/verso-le-amministrative-massimo-felicioni-sicurezza-partecipata-ed-esercito-nelle-campagne/

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        1. Questo scambio di commenti che segnali – di quasi 20 anni fa! – sarebbe da incorniciare in una sezione di questo blog sulle “cose memorabili”.

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      2. @Claudio

        «Mi è venuto spontaneo mettermi nei panni di una femminista – o anche semplice donna – che “lurki” il nostro blog (e ce ne saranno certamente): ci vede oscillare come pendoli fra disgusto per opportunità procreative negate e disgusto per opportunità abortive negate.»

        Sicuramente questo blog vien letto da molte femmine.
        Non so se provano disgusto, ma sicuramente provano terrore e odio nel leggere alcuni nostri commenti.
        E il terrore lo provano per davvero. Per cui non trovo strano che si cerca di nascondere quanto vien scritto qua. È pericoloso e destabilizzante per l’intero universo femminile.

        Le femmine lo capiscono velocemente quando un uomo non è “addomesticato”. Ad essere sincero, infatti, una frase che tutte, e dico tutte le femmine che ho frequentato mi han sempre detto è “tu non sei come gli altri”. Anche quella attuale ha detto la stessa cosa.

        Finché, invece, leggeranno le solite puttanate come la storia dell’affetto/amore (che, ammesso e concesso che sia un “bisogno” – qualcuno è mai morto per mancanza di affetto? – mi pare azzardato ritenerlo un diritto inalienabile …), sì: disgusto di sicuro, ma allo stesso tempo anche qualche risata. Ovvero ciò che accade, di solito, quando una femmina valuta il grado di sfigataggine di un bluepillato.

        «Probabilmente molti di noi avrebbero bisogno di approfondire il proprio approccio verso la procreazione; potremmo giungere a conclusioni inaspettate, non troppo distanti da quelle femminili (ricordate Fritz e Frank? : “Alle donne non gliene frega un cazzo dei figli: sono solo strumenti per vincolare un provider”).»

        La mia visione sul tema della procreazione è sempre stata altalenante.
        Ho sempre visto lavoro e carriera come cose di priorità assoluta nella mia vita, e non ho cambiato impostazione di pensiero.
        Anche nei rapporti con le femmine, li ho sempre subordinati a lavoro e carriera. D’altra parte, dovendoti spostare spesso (ogni 2-3 anni), è anche difficile che si formi una relazione stabile …

        Dobbiamo anche considerare, inoltre, che se le femmine non vogliono far figli, in un certo senso, va bene così. Non vogliono. E chi siamo noi per costringerle?

        Anche una femmina può ambire, come me, a lavoro e carriera. Non lo trovo assurdo. È una sua scelta.

        A me dà fastidio che quella scelta, però, comporti il rompere i coglioni a me con le quote rosa, i lecchini di merda nelle commissioni e/o i recruiters che appena vedono un pelo di figa assumono anche una deficiente mentale.

        Ritengo che ognuno, nella vita privata, però, sia libero di fare quel che vuole.

        Probabilmente me ne pentirò. Può darsi. Ad oggi, non vedo i figli come una priorità nella mia vita.

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  7. Questa storia relativa alla “gender pay gap” ha veramente rotto i coglioni.
    https://demografica.adnkronos.com/welfare/gender-pay-gap-italia/

    Dunque, la maggior parte dei laureati sono femmine, come la maggior parte dei lavori non richiede una laurea e come del resto la maggior parte dei lavoratori non è laureato.
    Per lavorare di più la possibilità c’è… basta iniziare a colmare il divario che c’è in tanti lavori che di norma il sesso femminile schiva e che sono quasi esclusivamente ad appannaggio maschile.
    Alcuni esempi? Manutenzione stradale, saldocarpenteria, metallurgia, edilizia, lavoro agricolo, autotrasporto pesante, etc…
    Con l’accesso a queste professioni verrebbe colmato sicuramente il divario di cui si parla, un giorno sì e l’altro pure.

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