Lettere a TIMI: il Vero Uomo Progressista non ha mai paura!

Mi chiede M.D. come mai, secondo me, gente come i Dario Accolla ed i Michele Serra e molti altri si atteggiano a machos d’antan, in riferimento a questo articolo di un po’ di tempo fa:

Beh, non è proprio uguale per tutti: Dario Accolla ci era andato giù molto più piano, diceva infatti girare da solo avrebbe potuto espormi a qualche pericolo. Un furto, ad esempio. Ma la mia paura si è fermata lì. – questo perché, come Accolla qui ci insegna, non è mai successo al mondo che degli omofobi abbiano ridotto male oppure addirittura ucciso di botte un gay! 😀 LOL 😀 Quindi dal ritratto che Accolla faceva di sé diciamo che egli potrebbe al massimo sostituire Charles Bronson nel remake “Il Giustiziere della Notte” o Bruce Willis in nuovo episodio di “Trappola di Cristallo”, mentre il vero Invincibile Supereroe è senz’altro Michele Serra…

Che io lo voglia o non lo voglia, il semplice fatto di essere un maschio mi permette di fare a piedi anche tutta la circonvallazione, di notte, senza sentirmi preda.

a lui Superman gli fa una sega e se mai dovesse comparire una meteora che minaccia la Terra a questo punto tutti ci aspettiamo che Michele Serra si libri in volo e la distrugga nello spazio con i raggi laser che gli escono dagli occhi! 😀 LOL 😀

Ma, tornando alla domanda della nostra lettrice: come mai questi (e non solo loro) sedicenti progressisti si atteggiano a Uomini Forti, a Duri Senza Paura?

Elementare, Watson: in quel frangente dovevano trovare un modo di dire che gli uomini sono privilegiati, e l’unica cosa che gli è venuta in mente è il vecchio stereotipo dell’Uomo Forte Che Non Ha Paura e della Donna Debole e Timorosa! 😀 LOL 😀

Quindi adesso ripetete tutti con me, come ci insegnano Dario Accolla, Michele Serra, e molti altri, la lieta novella del progresso sociale:

L’Uomo è Forte, L’Uomo Non Ha Paura, neanche ad uscire da solo di notte in quartieri malfamati! E’ questo il suo Privilegio!

La Donna invece è Debole e Paurosa, se la fa sotto a uscire di notte da sola: mica è Dario Accolla o Michele Serra! Le manca il Privilegio dell’Impavidità!

😀 LOL 😀

Pertanto, in attesa che i femministi medi – i quali, ricordiamolo, non hanno assolutamente bisogno di forze di polizia per la salvaguardia della loro incolumità (Michele “Ultraman” Serra docet) – eliminino totalmente la criminalità nel corso delle loro solitarie passeggiate notturne…vi lascio col filmato del capo di una banda di criminali giamaicani, tale King Willie, che se la vede con il femminista medio – il femminista medio affronta il criminale da Vero Uomo Progressista saltando giù da un palazzo ed atterrando in una pozzangherona che gli manda in cortocircuito gli effetti speciali dell’iPhone:

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15 thoughts on “Lettere a TIMI: il Vero Uomo Progressista non ha mai paura!

  1. “il feto non appartiene alla femmina, ma si trova all’interno del corpo della femmina e senza quest’ultima non può nascere. Che ti piaccia o no, questo è un potere reale nelle mani delle femmine.”

    … Naturalmente è così; il suo corredo genetico è solo per metà della madre; quindi è da subito organismo a sé, e non organo dell’organismo materno; se l’evoluzione non avesse creato un organo complesso come la placenta – che “media” fra i due organismi – l’organismo-madre avrebbe una crisi di rigetto contro l’organismo-feto; ci vorrebbero gli immunosoppressori, come per i trapiantati.

    Onòre od ònere; secondo convenienza: se quel feto permette di vincolare a sé un padre VIP, è onore e nascerà; se vincola solo colei che lo porta – senza possibilità di specularci (perché il padre è poverocristo) e con sole spese – è onere, e non lo si farà nascere.

    Ma un bambino-ònere, purché sano, farebbe la felicità di tante coppie e di tanti/e single vocati alla genitorialità [il single o la single – come ho già detto – dovrebbe essere uno/una che vive quasi di rendita, per riuscire a crescerlo da solo/a].

    Se lo si uccide prima, col permesso e con l’aiuto dello Stato, è solo per deresponsabilizzare la femmina; notate quelle che parlano, a posteriori, di “senso di colpa per tutta la vita”: ebbene, TUTTE loro, fra i due fardelli, hanno trovato il senso di colpa – purché RISERVATO, PRIVATO (la famosa privacy) – più leggero della perdita della reputazione nel mostrarsi in giro, dopo 9 mesi, senza pancione e senza bambino: altrimenti avrebbero partorito in anonimato.

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  2. https://www.fanpage.it/milano/ragazze-provano-a-strangolare-un-31enne-e-lo-sfregiano-con-una-lattina-il-video-dellaggressione-a-milano/
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    23 APRILE 2024
    13:49
    Ragazze provano a strangolare un 31enne e lo sfregiano con una lattina: il video dell’aggressione a Milano

    Due ragazze sono state arrestate e condotte in carcere dai carabinieri della Compagnia di Milano Porta Magenta, insieme ai colleghi della Compagnia di Corsico, perché ritenute responsabili di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Una 15enne e una 17enne, in concorso con altre cinque ragazze, avrebbero aggredito un 31enne lo scorso 28 dicembre in via Donna Prassede, nel sud di Milano. Il giovane era stato picchiato, aveva subito il tentativo di strangolamento con una sciarpa ed era stato sfregiato al viso con una lattina presa da un cestino dell’immondizia.

    L’aggressione del 28 dicembre
    Stando a quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri della Stazione Milano Gratosoglio, l’aggressione è avvenuta nella tarda serata del 28 dicembre 2023 in via Donna Prassede. Il 31enne stava tornando a casa, quando è stato avvicinato da un gruppo di giovani ragazze. Tra di loro sarebbe nato un diverbio per futili motivi, che ha portato agli insulti e all’aggressione del ragazzo.

    In cinque l’avrebbero preso a calci e pugni e una lo avrebbe provato anche a strangolare usando una sciarpa. Ad un certo punto, una delle due arrestate si è allontanata dal gruppo e si è diretta verso un cestino dell’immondizia. Lì ha preso una lattina e, incitata dalle altre, ha colpito il 31enne sfregiandolo in modo permanente al viso.
    L’arresto delle due ragazze
    Dopo mesi di indagini, passate attraverso le analisi dei social network e dei video degli impianti di sorveglianza, il racconto dei testimoni e i riconoscimenti fotografici, i carabinieri sono riusciti a individuare il gruppo di ragazze che è solito operare tra Rozzano e la periferia sud di Milano. Considerati i precedenti di polizia a loro carico, il gip del Tribunale per i Minorenni ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di due di loro.

    Si tratta di una 15enne, italiana di seconda generazione, e una 17enne albanese, ritenute responsabili del reato di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Altre cinque sono indagate per lo stesso reato in concorso, mentre per due di loro sono scattate anche le perquisizioni domiciliari.

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    23 APRILE 2024
    13:49
    Ragazze provano a strangolare un 31enne e lo sfregiano con una lattina: il video dell’aggressione a Milano

    Due ragazze sono state arrestate e condotte in carcere dai carabinieri della Compagnia di Milano Porta Magenta, insieme ai colleghi della Compagnia di Corsico, perché ritenute responsabili di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Una 15enne e una 17enne, in concorso con altre cinque ragazze, avrebbero aggredito un 31enne lo scorso 28 dicembre in via Donna Prassede, nel sud di Milano. Il giovane era stato picchiato, aveva subito il tentativo di strangolamento con una sciarpa ed era stato sfregiato al viso con una lattina presa da un cestino dell’immondizia.

    L’aggressione del 28 dicembre
    Stando a quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri della Stazione Milano Gratosoglio, l’aggressione è avvenuta nella tarda serata del 28 dicembre 2023 in via Donna Prassede. Il 31enne stava tornando a casa, quando è stato avvicinato da un gruppo di giovani ragazze. Tra di loro sarebbe nato un diverbio per futili motivi, che ha portato agli insulti e all’aggressione del ragazzo.

    In cinque l’avrebbero preso a calci e pugni e una lo avrebbe provato anche a strangolare usando una sciarpa. Ad un certo punto, una delle due arrestate si è allontanata dal gruppo e si è diretta verso un cestino dell’immondizia. Lì ha preso una lattina e, incitata dalle altre, ha colpito il 31enne sfregiandolo in modo permanente al viso.
    L’arresto delle due ragazze
    Dopo mesi di indagini, passate attraverso le analisi dei social network e dei video degli impianti di sorveglianza, il racconto dei testimoni e i riconoscimenti fotografici, i carabinieri sono riusciti a individuare il gruppo di ragazze che è solito operare tra Rozzano e la periferia sud di Milano. Considerati i precedenti di polizia a loro carico, il gip del Tribunale per i Minorenni ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di due di loro.

    Si tratta di una 15enne, italiana di seconda generazione, e una 17enne albanese, ritenute responsabili del reato di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Altre cinque sono indagate per lo stesso reato in concorso, mentre per due di loro sono scattate anche le perquisizioni domiciliari.

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  4. https://www.fanpage.it/milano/ragazze-provano-a-strangolare-un-31enne-e-lo-sfregiano-con-una-lattina-il-video-dellaggressione-a-milano/
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    23 APRILE 2024
    Ragazze provano a strangolare un 31enne e lo sfregiano con una lattina: il video dell’aggressione a Milano
    I carabinieri hanno arrestato due ragazze per lesioni personali con deformazione permanente del viso. Una 15enne e una 17enne, infatti, avrebbero preso parte all’aggressione ai danni di un 31enne nella serata del 28 dicembre 2023 nel sud di Milano.
    A cura di Enrico Spaccini

    I frame del video dell’aggressione (da carabinieri)
    Due ragazze sono state arrestate e condotte in carcere dai carabinieri della Compagnia di Milano Porta Magenta, insieme ai colleghi della Compagnia di Corsico, perché ritenute responsabili di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Una 15enne e una 17enne, in concorso con altre cinque ragazze, avrebbero aggredito un 31enne lo scorso 28 dicembre in via Donna Prassede, nel sud di Milano. Il giovane era stato picchiato, aveva subito il tentativo di strangolamento con una sciarpa ed era stato sfregiato al viso con una lattina presa da un cestino dell’immondizia.

    L’aggressione del 28 dicembre
    Stando a quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri della Stazione Milano Gratosoglio, l’aggressione è avvenuta nella tarda serata del 28 dicembre 2023 in via Donna Prassede. Il 31enne stava tornando a casa, quando è stato avvicinato da un gruppo di giovani ragazze. Tra di loro sarebbe nato un diverbio per futili motivi, che ha portato agli insulti e all’aggressione del ragazzo.

    In cinque l’avrebbero preso a calci e pugni e una lo avrebbe provato anche a strangolare usando una sciarpa. Ad un certo punto, una delle due arrestate si è allontanata dal gruppo e si è diretta verso un cestino dell’immondizia. Lì ha preso una lattina e, incitata dalle altre, ha colpito il 31enne sfregiandolo in modo permanente al viso.

    L’arresto delle due ragazze
    Dopo mesi di indagini, passate attraverso le analisi dei social network e dei video degli impianti di sorveglianza, il racconto dei testimoni e i riconoscimenti fotografici, i carabinieri sono riusciti a individuare il gruppo di ragazze che è solito operare tra Rozzano e la periferia sud di Milano. Considerati i precedenti di polizia a loro carico, il gip del Tribunale per i Minorenni ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di due di loro.

    Si tratta di una 15enne, italiana di seconda generazione, e una 17enne albanese, ritenute responsabili del reato di lesioni personali con deformazione permanente del viso. Altre cinque sono indagate per lo stesso reato in concorso, mentre per due di loro sono scattate anche le perquisizioni domiciliari.

    continua su: https://www.fanpage.it/milano/ragazze-provano-a-strangolare-un-31enne-e-lo-sfregiano-con-una-lattina-il-video-dellaggressione-a-milano/
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    Ma guarda un po’…
    “Si tratta di una 15enne, italiana di seconda generazione, e una 17enne albanese”

    Io gli avrei staccato la testa a ‘ste ragazzine di M.

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  5. Non ho ancora finito di guardare il video di questa piccola conferenza tenutasi presso un centro culturale a Livorno https://youtu.be/Kyf0tSsL30w , ma ovviamente Davide è stato, come sempre, molto competente, convincente, coinvolgente; da parte mia eccepisco solo la solita divergenza riguardo alla “teoria della complementarietà (il minuto di ascolto che va da 45’50” a 46’50”).

    Detto in due parole: essa è contraddetta dalla teoria dell’ipergamia; insieme non possono stare, l’una delle due dev’essere falsa.

    Se la complementarietà fosse ontologica – innata e insopprimibile – negli individui dei due sessi, dovremmo per forza assistere al fatto statistico che la maggior parte degli UU troverebbe ricettive la maggior parte delle DD che approcciassero: basterebbe avvicinare le due polarità per assistere a un’attrazione e all’instaurarsi di una relazione.

    La realtà dei Paesi industriali e post-industriali (col primato già passato all’economia dei servizi) – anche orientali (Corea del Sud, Cina urbana e Giappone) – ci mostra una realtà opposta: un drastico calo di nuzialità-natalità all’aumentare dello status culturale, occupazionale, reddituale della D. La maggior parte degli UU è sì attratto dalla maggior parte delle DD; ma la maggior parte delle DD – quelle che possono arrangiare una discreta combinazione LMS – NON È attratta da loro, bensì solo da quella frazione apicale della piramide di valore maschile, cioè dagli UU che abbiano PIU’ LMS di loro (o come minimo uguale; la solita vecchia metafora della top-manager che non sposa il suo segretario giovane e belloccio, mentre l’inverso accade frequentemente)

    Quelle che non riescono ad accedere al ristretto apice della piramide maschile, adottano due strategie – la prima del tutto innocua per gli UU, roba per cui gli incel dovrebbero tirare un sospiro di sollievo;  la seconda di una pericolosità infernale per gli UU -: esse restano single (tranne qualche avventura sessuale), oppure SI SFORZANO DI ACCONTENTARSI di un beta-provider (ma lo sforzo non reggerà a lungo: crollerà dopo la maternità).

    Mi sembra evidente che di fronte a una così eclatante ASIMMETRIA D’INTERESSE RECIPROCO fra i due sessi, non si può parlare di complementarietà; o meglio, essa si degrada fortemente: non è più ontologica, ma meramente funzionale, e cioè: nei pochi casi in cui le coppie si formano e reggono – in base a un miracoloso equilibrio fra i rispettivi status LMS -, i partner mettono in campo, nella loro quotidianità, attitudini e competenze diverse e complementari (ma neanche sempre: ci sono tante coppie che hanno le stesse attitudini sia casalinghe che extra-casalinghe; una complementarietà che sia “nobile” – e non di mere mansioni quotidiane – la si riscontra solo nella genitorialità, cioè nelle diverse sfere del paterno e del materno).

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    1. La prima non è “del tutto innocua” per gli uomini, visto che le donne single lavorano e perdipiù fanno lobby per ottenere (e spesso ottengono) assunzioni preferenziali, incentivi a fondo perduto, eccetera: quindi non solo raddoppia la concorrenza per il lavoro ma in parte quella femminile è concorrenza sleale.

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  6. ma che voi sappiate, a che stadio il feto comincia a sentire dolore? la scienza è arrivata ad una conclusione in proposito? in teoria ero pro-choice, poi ho visto come avviene la procedura abortiva e adesso sono in dubbio. se però qualcuno mi assicura che il feto non prova dolore fino ad un certo stadio, allora potrei rimanere pro-choice limitatamente a quel punto.

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    1. Non ne ho idea, e neanche capisco perché dovrebbe essere rilevante: se uccidi qualcuno facendolo passare dal sonno alla morte è forse legale perché la vittima non prova dolore?

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  7. Mi è stato segnalato questo articolo da un amico di Terni, il quale mi ha riferito che in questa edizione dei carri di maggio uno dei temi centrali sarà… “la violenza contro le donne”.
    E’ la prima volta che accade.
    Non è fantastico tutto ciò?
    https://www.umbriaon.it/terni-cantamaggio-sofferto-ma-non-abbiamo-mai-perso-la-speranza/

    C’è dell’altro:
    https://www.comune.terni.it/news/oltre-mezzo-milione-di-euro-contro-la-violenza-di-genere

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  8. L’imbecillità del femministO ancora evidente: fanno discorsi che sotto la patina progressista sono di un maschilismo becero. E poi i maschilisti saremmo noi.

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    1. Esatto.
      E poi si stupiscono se tanti (e tantE!) sospettano che la maggior parte di loro si fingano femministi solo per scopare o ricevere altri benefici…PECCATO CHE E’ EVIDENTE CHE MOLTI DI LORO SONO PIU’ ANTIQUATI MIO NONNO E HANNO ESATTAMENTE ZERO DI “PROGRESSISTA”…

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  9. Lo posto qua.
    Ora, premesso che sono contro la leva obbligatoria per chiunque (ma se deve esserlo, allora tale imposizione deve riguardare anche le femmine, con tanto di capelli corti e invio in prima linea in caso di guerra), non c’è dubbio che il focoso sindaco di Terni, cioè l’ex parà Stefano Bandecchi, in Italia sia l’unico “uomo importante” ad aver fatto una proposta del genere.

    https://www.iltempo.it/politica/2024/05/04/news/stefano-bandecchi-leva-obbligatoria-uomini-donne-serve-atomica-guerra-39216902/
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    Stefano Bandecchi: “Leva obbligatoria per uomini e donne. Ci serve l’atomica”

    Giuseppe China 04 maggio 2024

    «Sono favorevole all’introduzione della leva obbligatoria per uomini e donne. In Italia ogni anno ci sono circa 390.000 nascituri, dunque non è più possibile pensare che l’Esercito sia composto prevalentemente da maschi. Nella logica della parità dei diritti – afferma in un’intervista al Tempo il leader di Alternativa popolare Stefano Bandecchi- entrambi i sessi devono difendere la patria».

    Non teme una pioggia di critiche per la sua proposta?
    «È scientificamente provato che le donne siano capaci di usare un fucile, un caccia e un cannone, dunque se mai decidessimo di reintrodurre la leva non dovrebbero essere discriminate. Per tornare alla sua domanda non sono preoccupato degli attacchi perché in un Paese democratico si esprimono le idee liberamente».

    Lei ha definito l’attuale esercito italiano «leggero»: quanto dovrebbe spendere il Paese nella difesa?
    «Il sette per cento del prodotto interno lordo, rispettivamente il due per contribuire alle spese militari dell’Alleanza atlantica e il resto per le proprie Forze armate. Non possiamo non avere carri armati di un certo tipo, navi e aerei in abbondanza. Con i circa 150.000 uomini complessivi di Esercito, Aeronautica e Marina dove pensiamo di andare? Cosa accadrebbe se un esercito come quello russo ci invadesse? Avremmo per forza bisogno dell’aiuto statunitense e britannico per sopravvivere. Il popolo italiano non può non sapere che il Paese non è autonomo nel campo della difesa. Mi faccia aggiungere una cosa».

    Prego.
    «Stiamo vivendo un fase a dir poco complessa in ambito internazionale. Inoltre riflettiamo sugli atteggiamenti di Cina, India e Russia. Credo che l’Italia debba avere le proprie bombe atomiche. Siamo obbligati a metterci nelle migliori condizioni per difendere i nostri confini».

    Complesso conciliare il suo programma con l’articolo 11 della Costituzione: «l’Italia ripudia la guerra».
    «Ci mancherebbe altro ed è sacrosanto, infatti mi auguro che il nostro esercito non sia mai coinvolto in alcun conflitto. Lo scopo di tale rinnovamento è un notevole effetto deterrente».

    In precedenza ha fatto riferimento alla Nato, ritiene il Patto atlantico uno strumento ancora attuale e solido?
    «La nostra partecipazione non può essere secondaria. Ribadisco le spese non devono essere sostenute esclusivamente dagli statunitensi, noi per primi non dovremmo avere voglia di essere difesi dagli americani. Come testimoniano i tanti cimiteri sparsi nel Vecchio Continente ci hanno già aiutato una volta, impossibile pretendere che lo facciano sempre».

    Da tempo si discute un esercito comune europeo, con ogni probabilità sarebbe complesso far convivere generale tedeschi e francesi. A chi potrebbe essere affidato il comando di tale Forza armata?
    «Lei ha centrato il punto: le armate europee sono una prospettiva ancora distante.
    La Germania negli ultimi due anni ha speso 180 miliardi di euro nella difesa, ecco perché l’Italia si deve adeguare investendo circa 50 miliardi ogni anno».
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    PS: riguardo all’efficienza femminile lasciamo proprio perdere…
    Ma vabbè, questo è quanto.

     https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13785.msg194724.html#msg194724

    https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13785.45.html
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    Donne soldato in prima linea? Meglio di no, ecco perchè
    forze armate donne soldato

    Roma, 9 ago – Quello delle donne soldato nelle Forze Armate è un argomento che divide sia l’opinione pubblica sia gli esperti del settore: assodato che le donne con le stellette sono una presenza più o meno fissa, sebbene con compiti nel tempo diversi, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale un po’ in tutti gli eserciti, ultimamente sono stati ri-sollevati alcuni dubbi in merito al loro utilizzo in ruoli combattenti di prima linea, occasione data dalla dichiarazione del Presidente Trump che in una serie di Tweet ha affermato “Dopo aver consultato i generali e gli esperti militari, siete avvisati che il governo degli Stati Uniti non accetterà né permetterà che individui transgender servano in alcuna unità dell’esercito. Il nostro esercito deve essere concentrato su vittorie schiaccianti e decisive e non può sostenere il tremendo costo medico e il disagio che i trangender nell’esercito comportebbero. Grazie.”

    Prima di addentrarci nella questione vera e propria diamo uno sguardo a cosa succede in giro per il mondo. In Inghilterra ha destato polemica nel 2014 la volontà di rivedere la politica di impiego delle donne in armi entro il 2018 dando loro l’opportunità di avere esattamente lo stesso trattamento riservato agli uomini e quindi di essere schierate in prima linea in “close with and kill the enemy”. Sino ad oggi infatti nell’Esercito Inglese alle donne viene preclusa la possibilità di prestare servizio in corpi di fanteria o corazzati dove potrebbero essere coinvolte in scontri ravvicinati col nemico. Per fare un esempio: sì alle donne pilota, nella logistica, trasporti, artiglieria, sulle navi, perfino sui sottomarini ma nessuna donna in corpi speciali o in quei reggimenti destinati a compiti di prima linea. Ed in Israele, così spesso preso a modello di “integrazione di genere” in ambito militare? Beh innanzitutto bisogna sfatare un mito: se è vero che le donne israeliane devono fare il servizio militare così come gli uomini (sebbene della durata di 24 mesi a fronte dei 32 dei maschi), queste sino al 2000 venivano esclusivamente impiegate in ruoli marginali e non in combattimento. In quell’anno infatti è stato istituito il primo battaglione misto (chiamato Karacal) e così le donne hanno potuto accedere al 92% delle specialità e ruoli combattenti della IDF. Ed il restante 8%? Qui arriva la prima sorpresa, propedeutica alla trattazione vera e propria di questo articolo. Dopo vari test ed esperimenti sul campo l’Esercito Israeliano ha stabilito che le donne non potranno prestare servizio sui carri armati (che in israele è praticamente un corpo di élite) perché la maggior parte di loro non ha i requisiti fisici necessari. Avete capito bene, praticamente in quel di Tel Aviv hanno dimostrato una volta per tutte il vecchio adagio che dice “donna al volante…”, beh finitelo voi… Scherzi a parte, la motivazione dell’IDF per questa decisione è ben più seria e fondata: i medici dell’esercito israeliano hanno esaminato con dei test i carichi di lavoro per chi opera nei carri armati e hanno stabilito che integrare le soldatesse negli equipaggi sarebbe per loro dannoso. I test hanno dato risultati non soddisfacenti specialmente per quanto riguarda due ruoli che richiedono un notevole sforzo fisico: quello del pilota e quello del “loader”, che deve caricare le munizioni. Un ex ufficiale dell’esercito, Yoram Epstein, ha detto che “il tentativo di preparare le donne oltre i loro limiti fisici per il combattimento sul fronte, solo in nome dell’eguaglianza, potrebbe compromettere un ampio numero di soldatesse solo per trovare quella in grado di sostenere il carico di lavoro”.

    Gli americani invece, che da qualche anno hanno cominciato a dare alle donne soldato compiti di prima linea, sono andati oltre e nel 2013 hanno fatto uno studio sull’efficienza dei battaglioni misti in combattimento rispetto a quelli composti da soli uomini, ed i risultati sono stati… scontati. I Marines hanno infatti effettuato diversi test in cui i risultati dei team misti sono stati al di sotto della media rispetto a quelli composti da soli uomini. Entrando nel dettaglio, come si legge nel report, “All-male 0311 (rifleman) infantry squads had better accuracy compared to gender-integrated squads. There was a notable difference between genders for every individual weapons system (i.e. M4, M27, and M203) within the 0311 squads, except for the probability of hit & near miss with the M4” (Le squadre di fanteria “tutti uomini” hanno avuto una migliore accuratezza paragonata a quelle miste. C’è stata una notevole differenza tra generi nell’utilizzo di ogni sistema d’arma individuale eccetto nella probabilità di “colpito e mancato” con l’M4). E ancora “All-male infantry crew-served weapons teams engaged targets quicker and registered more hits on target as compared to gender-integrated infantry crew-served weapons teams, with the exception of M2 accuracy” (Tutti i team di soli uomini hanno ingaggiato i bersagli più velocemente e con maggior precisione rispetto a quelli misti fatta eccezione per la precisione con l’M2) e infine “All-male squads, teams and crews and gender-integrated squads, teams, and crews had a noticeable difference in their performance of the basic combat tasks of negotiating obstacles and evacuating casualties. For example, when negotiating the wall obstacle, male Marines threw their packs to the top of the wall, whereas female Marines required regular assistance in getting their packs to the top. During casualty evacuation assessments, there were notable differences in execution times between all-male and gender-integrated groups, except in the case where teams conducted a casualty evacuation as a one-Marine fireman’s carry of another (in which case it was most often a male Marine who “evacuated” the casualty)” (Ci sono state sensibili differenze tra i vari team composti da soli uomini o misti nella performance delle regole base del combattimento, affrontare gli ostacoli o evacuare i feriti […]). Il reportage dell’USMC dice anche che le donne soldato, rispetto agli uomini, hanno riportato un più alto tasso di ferite durante i test di combattimento.

    Insomma, al netto della pregiudiziale di genere, qui qualcosa non quadra: se davvero uomini e donne devono far fronte agli stessi standard per entrare nelle Forze Armate teoricamente dovrebbero ottenere risultati simili nei vari test come quello effettuato dai Marines, e teoricamente dovrebbero essere in grado di guidare un carro così come un uomo, invece a quanto pare esistono dei limiti psico-fisici che differenziano l’uomo dalla donna e che vanno ad inficiare il livello di certe unità combattenti tanto che l’Esercito Israeliano ha deciso di precludere alle donne alcuni compiti operativi. A quanto pare il problema non è solo nella selezione (che dovrebbe essere più dura) come emerso anche da diversi studi approfonditi anche italiani (citiamo le parole di un volontario: “Io sono stato abituato a lavorare in un modo diverso. Quando vedi che non devi lavorare, o devi fare le cose piano, a me dà fastidio. Io mi devo muovere e se non mi muovo sono morto. Qui invece vedi ancora le ragazze che dopo tre mesi hanno ancora paura dell’arma; ci vorrebbe un corso più duro, specifico per loro”) ma anche un problema “di genere”, ovvero che, volenti o nolenti, una donna è diversa da un uomo e quindi non può assolvere certi compiti allo stesso modo di un uomo per delle precise limitazioni fisiche. In Italia c’è ancora chi sostiene che queste limitazioni fisiche verranno azzerate col tempo, ovvero una volta che l’addestramento mirato assesterà e appianerà le divergenze, ma se guardiamo a cosa succede da altre parti dove esiste una più lunga tradizione di donne soldato nelle FFAA bisogna ammettere che dopotutto anche il più duro degli addestramenti (come quello dei Marines) non può sopperire a delle limitazioni psicofisiche di genere.

    Vittorio Sasso
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  10. E niente, non passa giorno senza che le femminucce mi diano ragione.
    Evidentemente, senza saperlo, mi amano profondamente.

    https://www.open.online/2024/05/02/croviana-val-sole-geometra-aggredito-ragazze-molestie/

    L’aggressione alla sagra di Croviana: ascoltati nuovi testimoni, il 41enne resta gravissimo – Cronaca | l’Adige.it (ladige.it)
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    L’aggressione alla sagra di Croviana: ascoltati nuovi testimoni, il 41enne resta gravissimo

    Continua il lavoro dei carabinieri di Cles per ricostruire la dinamica di ciò che è accaduto nella notte fra venerdì e sabato. Prima della reazione delle ragazze l’uomo era stato allontanato dalla festa a causa dei suoi comportamenti

    IL FATTO Dramma alla sagra, picchiato dalle due ragazze che aveva importunatodi Francesca Cristoforetti e Leonardo Pontalti

    TRENTO. Rimangono ancora gravissime le condizioni dell’uomo di 41 anni che, trovato in stato di incoscienza nella notte fra venerdì 26 e sabato 27 aprile a Croviana, in Val di Sole, che ora sta lottando fra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Chiara di Trento.

    Una vicenda ancora da chiarire quella avvenuta in occasione della tradizionale Sagra di San Giorgio, i cui contorni rimangono ancora difficili da delineare.

    Anche per questo ieri i carabinieri della compagnia di Cles hanno sentito altri possibili testimoni per fare piena luce sull’accaduto.

    Al momento infatti sono pochi gli elementi certi: l’uomo, prima di accasciarsi al suolo fuori dalla palestra comunale, sarebbe stato precedentemente aggredito da due ragazze della zona, poco più che ventenni, colpito da calci e pugni, probabilmente per averle importunate.

    Poi l’arrivo dei soccorsi e la corsa contro il tempo per il trasporto d’urgenza nella struttura sanitaria del capoluogo, dove a causa delle gravissime lesioni riportate, si trova al momento in pericolo di vita.

    Elemento questo che potrebbe aggravare anche la posizione delle due giovanissime, le quali, scattata la denuncia, si trovano attualmente indagate per lesioni gravi nei confronti del quarantunenne. Una delle due, a livello legale, è assistita dall’avvocato Andrea de Bertolini.

    Da evento tanto atteso, la prima – e ultima – giornata della “Sagra de San Zorz” si è trasformata in un vero e proprio incubo per tutta la comunità. Tanto che l’amministrazione comunale di Croviana ha deciso di comunicare l’interruzione della festa, annullandola del tutto, fatta eccezione per la messa domenicale, in occasione della quale, nonostante la condivisione di apprensione e stupore per l’accaduto, non sarebbe però stato fatto alcun cenno al triste episodio. Sul quale le persone, all’indomani di quanto avvenuto, preferiscono il silenzio.

    L’allarme è stato lanciato venerdì notte, poco prima delle 2, fuori dalla scuola elementare dell’abitato dove stava per volgere al termine la serata di apertura della festa di paese. A terra un uomo, privo di sensi che, stando alle testimonianze, avrebbe esagerato con l’alcol. Secondo quanto chiarito dai carabinieri dopo l’intervento dei soccorritori, l’uomo si sarebbe lasciato andare ad atteggiamenti molesti che si sarebbero concretizzati in gesti, comportamenti e parole, a quanto sembra, anche all’indirizzo delle due ragazze, residenti in zona.

    Dopo le molestie, sembrerebbe anche fisiche, di cui erano state oggetto all’interno della palestra, le due giovani avrebbero incontrato l’uomo anche all’esterno (nella foto, il luogo), dopo che i volontari della festa lo avevano allontanato proprio per i suoi comportamenti.

    È a quel punto, all’esterno della zona della festa, che sarebbe accaduto ciò che poi ha portato all’aggressione. Forse altre molestie? I carabinieri stanno cercando di capire anche questo, perché al momento rimane ancora difficile stabilire cosa sia realmente successo in quegli attimi concitati.

    In particolare si deve stabilire se a ridurre l’uomo in condizioni gravissime sia stata l’aggressione, la sua successiva caduta autonoma o un insieme dei due fattori, con la caduta causata dalle botte ricevute.
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    Dunque, premesso che al di là di ciò che leggo non so nulla di quell’uomo né delle due “super femmine” in questione (in un altro articolo ho letto che si ipotizza anche la presenza di un’altra persona), immaginate una situazione in cui due giovani uomini di 24 anni menano di brutto una femmina quarantunenne in stato di ebbrezza, che li ha molestati…

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  11. I dati, quelli veri, su femminicidi e maschicidi, che smontano la teoria sul “patriarcato” – Il Giornale di Udine
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    I dati, quelli veri, su femminicidi e maschicidi, che smontano la teoria sul “patriarcato”

    • Cronaca
    • 22 Novembre 2023
    • Il Giornale di Udine

    Da anni ed anni imperversa in Italia un’insistenza ossessiva sulla “violenza contro le donne”, per la quale si hanno un’attenzione costante della politica, misure legislative ed amministrative pensate specificatamente per le donne, ingenti finanziamenti ad associazioni femministe, un martellamento costante dei media su ogni caso di violenza riguardante una donna.

    Un grande giornalista come Walter Lippmann aveva dimostrato molti anni fa che sarebbe possibile ai media creare un allarme sociale su qualsiasi fenomeno semplicemente concentrandosi su di esso e dandone una visione allarmante. Piaccia o meno, questo è proprio il caso dell’isteria collettiva sul “femminicidio”. Lasciando da parte l’emotività e la retorica ed attenendosi invece ai dati empirici ed ai ragionamenti, tutti i cardini del discorso mediatico sulla “emergenza femminicidio” si provano falsi. Esaminiamoli ad uno ad uno.

    • la violenza sulle donne è in aumento”. Oggettivamente falso. Gli omicidi di ambo i sessi in Italia sono al minimo storico e sono calati drasticamente anche soltanto rispetto a 30 anni fa, per non parlare di quanti erano 80 anni fa oppure 100, ancora più numerosi e con una popolazione minore. Alcuni dati: nel 1991, omicidi 1916; 1995, omicidi 1000; 2000, omicidi 746; 2005, omicidi 601; 2010, omicidi 526, 2015, omicidi 469, 2022, omicidi 309. Soltanto dal 1991 al 2022 gli omicidi di persone di ambo i sessi sono calati di oltre l’80%. La violenza pertanto è in rapido e drastico calo, non in crescita.
    • L’Italia è un paese insicuro per le donne”. È il capovolgimento della realtà, perché l’Italia è uno dei paesi più sicuri in Europa! Ad esempio, nel 2019 in tutta Europa l’Italia era al quarto posto per sicurezza degli abitanti, ossia per numero di reati violenti in rapporto alla popolazione, superata soltanto da repubblica Ceca, Lussemburgo e Slovenia, tre paesi assai più piccoli e con popolazione meno densa. Fra gli stati maggiori, l’Italia era quella che aveva avuto meno reati violenti e di gran lunga. Per fare un confronto, il paese con la più alta percentuale di stupri in Europa è la ultrafemminista Svezia, che ha livelli di violenza carnale in percentuale alla popolazione fra i più alti al mondo, assieme a pochissimi altri paesi come il Sudafrica od il Botswana. Nel 2021 in Italia la percentuale di omicidi di donne è stato dello 0,38 ogni 100.000 persone, contro lo 0,6 dell’Austria e dell’Irlanda, l’1 della Spagna e della Danimarca, il 2 del Belgio, il 4,9 della Lituania ed il 5 del Liechtenstein … In contrasto con la percezione diffusa dai media, l’Italia è in Europa uno dei paesi più sicuri in assoluto, molte volte più sicuro di quasi tutti gli altri. Soltanto il Lussemburgo nel 2021 ha avuto una percentuale di omicidi minore in rapporto alla popolazione.
    • le donne sono le principali vittime di violenza”. Assolutamente falso. Tutte le statistiche sugli omicidi, sia italiane, sia internazionali, attestano che sono più gli uomini che le donne ad essere vittime di violenza. Restando in Italia, forniamo alcune cifre: nel 1992, per 1 donna uccisa, erano stati uccisi 6 uomini; nel 1995, il rapporto era di 1 a 4; nel 2000, il rapporto era di 1 a 3; nel 2006, risale ad 1 donna ogni 4 uomini; nel 2011, la forbice cala ad 1 femmina contro 3 maschi; nel 2018 vi è stata 1 donna uccisa ogni 2 uomini. Il rapporto è rimasto negli ultimi anni praticamente inalterato, soltanto con oscillazioni annuali. Ad esempio, nel 2021 gli omicidi sono stati in Italia 303, di cui 184 uomini e 119 donne, dunque il 61% vittime maschili ed il 39% femminili. Perciò la maggioranza delle vittime di uccisioni è di sesso maschile e non femminile.
    • le donne sono uccise per odio di genere e maschilismo”. È un pregiudizio ideologico smentito dall’analisi delle cause dei vari omicidi di donne. Se si esaminano con cura i singoli casi dei cosiddetti femminicidi si scopre che soltanto alcune delle assassinate lo sono state da compagni od ex compagni. Si trovano bambine uccise dalle madri, donne uccise per gelosia ma da altre donne, donne uccise per rapina, donne gravemente malate uccise dal marito che non sopportava più di vederle soffrire, donne uccise da drogati, donne uccise da squilibrati in cura psichiatrica, donne uccise durante banali liti … Tra i “femminicidi” inseriti nelle statistiche di questo 2023 vi sono anche una bambina lasciata morire di fame e di sete dalla madre ed un’anziana assassinata dalla badante: due esempi fra i molti possibili. Grossomodo, le cause delle uccisioni di donne sono le stesse di quelle degli uomini. Secondo l’Istat, nel 2021 il primo movente degli omicidi era dato da “lite, futili motivi, rancori personali”, che avevano portato alla morte il 47,3% degli uomini ed il 43,7% delle donne. Il “femminicidio” inteso come violenza su di una donna in quanto tale, ossia per misoginia, è quasi inesistente e confinato al comportamento di alcuni rarissimi maniaci omicidi.
    • soltanto gli uomini uccidono”. Qui si è alla negazione della violenza femminile, contro ogni evidenza empirica e nonostante l’abbondanza di studi sociologici su di essa. Ad esempio, nel solo 2021 in Italia vi sono stati 39 uomini uccisi in una relazione familiare, un numero di poco inferiore a quello delle donne, 59 uccise quell’anno da compagni od ex compagni. La violenza delle donne sugli uomini ha percentuali comparabili a quella degli uomini sulle donne, mediamente poco inferiori nel mondo e, secondo alcuni studiosi, persino superiori. Ad esempio, la voce Battered husbands (Mariti picchiati) presente nella Encyclopedia of Domestic Violence (a cura di Nicky Ali, New York 2007, pp. 53-59), scritta da una studiosa donna, Suzanne K. Steinmetz, calcola che la percentuale media di mogli vittime di violenza sia del 26%, contro una del 39% fra i mariti. Vi sarebbero quindi più mariti percossi, minacciati, umiliati che mogli, dunque sarebbe più grave la violenza domestica femminile che maschile. Va poi aggiunto che vi è la violenza psicologica ed economica di moltissime donne verso gli ex mariti, che sono rovinati economicamente, spesso socialmente da false accuse, così indotti al suicidio. Tornando all’Italia, nel solo anno 2009 vi sono stati 200 suicidi di padri separati. Una cifra superiore al totale dei cosiddetti “femminicidi”, di gran lunga inferiori. Alcune tipologie di violenza poi sono sicuramente a prevalenza femminile, come quella sui bambini uccisi o maltrattati. Ad esempio, dal 1970 al 2008 si sono consumati 378 infanticidi, con la media di circa 10 all’anno e perpetrati nel 90% dalle madri. In criminologia poi si ritiene che la percentuale di infanticidi reale sia più alta di quella registrata, perché . Gli autori degli infanticidi (da zero a sei anni) sono nel 90% dei casi le madri.

    Traendo le somme, l’intera narrazione femminista sulla “violenza contro le donne” appare una costruzione ideologica fondata su di un misto di manipolazione dei dati e retorica. Gli omicidi sono in calo da decenni e non in aumento, l’Italia è il paese più sicuro d’Europa dopo il minuscolo Lussemburgo, la maggior parte delle vittime violenza è di sesso maschile e non femminile, le donne sono uccise con gli stessi moventi per cui lo sono gli uomini e non per una fantomatica “cultura maschilista”, anche le donne usano violenza nelle relazioni familiari e coppie grossomodo quanto gli uomini.

    Tale racconto propagandistico e deformante ha condotto ad un clima sociale esasperato che è completamente irrazionale. Nel 2021 secondo l’Istat in Italia si sarebbero avuti 709.000 decessi, di cui 303 omicidi, dunque lo 0,04%. Fra questi, le donne uccise da compagni od ex compagni sono state 59: 1 “femminicidio” ogni 12.017 morti. Per fare un confronto, nel 2022 sono morti 205 ciclisti in incidenti stradali, mentre il totale di annegati all’anno si aggira attorno alle 400 persone. Circolare in bicicletta o fare il bagno ha molte più vittime del “femminicidio”.

    Questa propaganda ha avuto e sta avendo conseguenze altamente negative per il vivere civile, poiché ha portato a: misure legislative discriminatorie perché pensate unicamente per tutelare le donne e non gli uomini: un proliferare di false accuse (calunnie), con uomini arrestati, detenuti, processati anche per anni ed anni prima d’essere riconosciuti innocenti; la diffusione degli stereotipi  dell’uomo violento e della donna vittima, ostacolando il riconoscimento d’una violenza anche femminile e di vittime maschili rimaste prive di tutela.

    Il 5 novembre di quest’anno un marito, Luigi Buccino padre di due figli, è stato brutalmente assassinato dalla moglie mentre dormiva. Reazioni della politica, attenzione dei media, interesse della società, dibattiti? Zero. Un trafiletto di cronaca. Però si martella quotidianamente contro l’uomo, definito sprezzantemente “maschio” (come gli animali) e dipinto come fonte di ogni male

    La normativa contro i reati violenti deve rispettare i principi del diritto, che sono principi di civiltà, come l’uguaglianza dinanzi alla legge a prescindere dal sesso (non leggi esclusive per le donne!), la presunzione d’innocenza (non l’arresto e detenzione senza condanna e neppure senza processo!), la responsabilità personale (non la criminalizzazione a priori di tutti gli uomini!). Il contrario è una legislazione iniqua in una società con una cultura sempre più misandrica, cumulando discriminazione a discriminazione.

    Il Giornale di Udine

    Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

    Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Giulia Peres, Daniele Bulfone
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