Ben venga il test psicoattitudinale ai magistrati.

Arriva oggi in Consiglio dei Ministri un disegno di legge che prevede l’introduzione del test psicoattitudinale per i magistrati.

Non sono sicuro se nella pratica migliorerà il funzionamento della giustizia italiana, forse no.

Ma ritengo che si tratti di una necessaria garanzia per i cittadini e che potrebbe contribuire a migliorare, forse notevolmente, la percezione della qualità della giustizia italiana.

Vi porto due esempi:

Aveva reso la vita impossibile all’ex marito con continue minacce e insulti, pedinamenti e riprese video, appostandosi sotto la sua abitazione e inviandogli in alcuni casi anche 40 messaggi sul telefono in appena 6 minuti. Per questi motivi una 69enne originaria di Agnone ma residente in provincia di Chieti sarà processata il prossimo primo ottobre dal Tribunale di Isernia e dovrà rispondere del reato di minacce. La donna è stata infatti rinviata a giudizio per fatti che risalgono al mese di giugno del 2019. L’ex marito, 75 anni, impaurito dal comportamento della donna era stato costretto a cambiare le sue abitudini e a non uscire più solo da casa.

Il suddetto, così come descritto dal quotidiano, è un ESEMPIO DA MANUALE DI “ATTI PERSECUTORI” o “STALKING” che dir si voglia, reato che tra l’altro prevede l’attivazione del CODICE ROSSO, ed ha pure l’aggravante prevista dalla legge…

La pena prevista dall’art. 612-bis c.p. per il reato di stalking va da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 5 anni. 
È un previsto un aumento di pena se gli atti persecutori sono posti in essere dal coniuge o dall’ex-coniuge della vittima così come nell’ipotesi in cui a commettere il reato di stalking sia un soggetto che abbia (o abbia avuto) con la vittima una relazione di tipo sentimentale o affettivo.

Eppure la donna va a processo solo per minacce, esattamente come se a minacciare l’uomo fosse stato un vicino di casa o un passante, e per il reato di minacce è prevista una pena massima di un anno, NON CINQUE ANNI PIU’ L’AGGRAVANTE…

Come si spiega? Forse ipotizzando che l’ex-marito l’abbia denunciata solo per minacce e non per atti persecutori? Forse, ma in tal caso chi potrebbe essere l’avvocato dell’ex-marito, un avvocato che non suggerisce caldamente al suo cliente di denunciare anche gli atti persecutori, trattasi forse di Topo Gigio?

Ma questo è solo un esempio preparatorio, un leggerissimo antipasto: se i casi peggiori fossero così non mi sentirei di perorare la assoluta necessità di un test psicoattitudinale per i magistrati. Diciamo che se i casi peggiori fossero così allora il test potrebbe starci, ma anche no.

Adesso viene fuori il caso-esempio bello per davvero: CONDANNATO PER UNO SCREENSHOT CHE NON C’E’ ED IN TOTALE ASSENZA DI DIBATTIMENTO – roba che nemmeno in Nord Corea: SFIDO CHIUNQUE A TROVARE UNA SENTENZA NORDCOREANA DI QUESTO TIPO, CON TANTO DI ASSENZA DI PROVE. NON ESISTE, IN MANCANZA DI PROVE, SE VOGLIONO COMUNQUE CONDANNARE QUALCUNO, IN NORD COREA HANNO ALMENO LA DECENZA DI FABBRICARE PROVE FALSE.

Commento, dice la querela, che poi è stato cancellato ma che però è disponibile come screenshot in allegato. Peccato che dal 27 maggio 2020, data in cui la Procura dichiara di aver accertato il reato, alla data di oggi, quell’allegato non c’è mai stato, non s’è mai visto, non esiste.

In ogni caso, in giuridichese questa cosa si chiama “assenza del corpo del reato”, situazione che in genere comporta l’archiviazione immediata della querela. Cosa in prima istanza avvenuta, per altro, presso la Procura di Cosenza dove era stata depositata: dietro opposizione delle querelanti, però, il procedimento è partito ed è stato spedito alla Procura di Genova, competente per territorio. Ed è qui che le cose si fanno curiose e angoscianti allo stesso tempo. Perché a Genova non solo il procedimento non è stato archiviato, ma si è addirittura concluso con una mia condanna.

A norma di Codice di Procedura Penale e limitatamente a reati non gravi, infatti, la Procura ha la possibilità di condannare l’accusato, se ritiene che il suo reato sia palesemente dimostrato, dunque senza che ci sia necessità di accertamenti e dibattimenti.

Quanto sopra è capitato a Davide Stasi, che ha poi fatto ricorso al seguito del quale la querelante ha ritenuto opportuno ritirare la denuncia da cui tutto era partito:

Notare che anche l’epilogo non è dovuto alla giustizia che corregge i propri errori ma al buonsenso della querelante che decide di ritirare la denuncia…

Qual’è la reazione del cittadino medio di fronte a simili cose?

Ovviamente non può che essere una bella esclamazione…

“Ma a chi cazzo siamo in mano?”

…accompagnata da forti dubbi se non addirittura AVVERSIONE ad appellarsi alla giustizia poiché percepisce la giustizia come ASSURDA e COMPLETAMENTE FUORI DI SENNO. Forse, in alcuni casi, potrebbe percepire la giustizia persino come qualcosa di più simile alla malavita organizzata che al nemico della malavita organizzata: è così che nasce la legittimazione morale di tutte le mafie.

Eccola qual’è la reazione del cittadino medio, e non può essere altrimenti.

Ecco perché come cittadino mi sentirei più tranquillo e garantito se ai giudici fosse imposto un test psicoattitudinale: questi sono solo due esempi, ma se ne possono fare altri. Una giustizia degna di questo nome non dovrebbe MAI generare reazioni come

“Ma a chi cazzo siamo in mano?”

Certo, il test psicoattitudinale in sé molto probabilmente non eliminerà tante storture, ma QUANTOMENO PUO’ CONTRIBUIRE A SMUSSARE GLI ANGOLI, quantomeno da’ un minimo di garanzia.

sss

6 thoughts on “Ben venga il test psicoattitudinale ai magistrati.

  1. la cosa divertente è che lo diceva per primo Berlusconi per i fatti suoi e nessuno lo ascoltava perché lo diceva per i fatti suoi

    altra cosa divertente è che se Berlusconi si stava zitto era meglio però nessuno ne avrebbe parlato

    a volte conviene ascoltare anche lo dimonio 😁

    purtroppo penso non se ne faccia niente ma sarebbe opportuno, è un potere dello stato uscito fuori dai ranghi da un bel po’

    notizia di questi giorni: emiliano che porta decaro dalla sorella del boss 😂

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  2. se fossi il legislatore proporrei un test di questo tipo per politici e magistrati: verificare se di fronte a immagini di torture e violenze reagiscono mostrando segni di empatia verso le vittime. Se non ne provano allora sono psicopatici e inadatti al ruolo. Macron non passerebbe il test. A pensarci bene il 90-95% della classe politica non lo passerebbe.

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    1. i politici hanno la responsabiloità politica (come ha sottolineato Eric): se non ti piacciono, non li eleggi più (non è così semplice ma il succo è quello).
      I magistrati non rispondono a nessuno e questo avviene solamente in Italia (in America la carica è elettiva, negli altri paesi dipendono dal governo).

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