Morti sul lavoro e in intinere: ci vuole tolleranza zero per la misandria.

E che cos’è la misandria riguardo ai morti sul lavoro e in intinere?

Misandria è dire che non si tratterebbe di un problema di genere, malgrado il 92% dei morti complessivi e l’84% dei morti in intinere siano uomini, MA POI fare “analisi di genere” del fenomeno arrivando addirittura a suggerire – contro ogni evidenza numerica – che le femmine se la passerebbero peggio: a questo punto diventa chiarissima, palese, la volontà NAZISTOIDE di attribuire maggior valore alle vite femminili rispetto alle vite maschili, e diventa altrettanto palese che l’inquadrare il tutto “da un prospettiva di genere” è solo uno sporco trucchetto: non può esistere una “prospettiva di genere” cieca di fronte al fatto che il 92% dei morti complessivi e l’84% dei morti in intinere siano uomini.

E così oggi ci concentriamo su un’altra parte del delirio dell’INAIL, aggiungendo opportunamente dei neretti:

Sulla strada sono le donne a rischiare di più. La differenza di genere viene confermata considerando la categoria più ampia degli infortuni “fuori azienda”, nella quale gli infortuni in itinere si sommano a quelli avvenuti in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto. Nel 2022 l’incidenza degli infortuni “fuori azienda”, è stata di circa il 17% per le donne e del 15% per gli uomini, mentre, per i casi mortali, la percentuale femminile sale al 61,7% (82 decessi sui 133 del 2022) e quella maschile al 44,2% (492 su 1.114). Questa situazione è giustificata sia dalla divisione dei ruoli tra uomini e donne, più impegnate nella cura della famiglia, sia dalla maggiore presenza femminile nelle attività dei servizi rispetto a quelle industriali, prevalentemente affidate agli uomini, soprattutto nei settori ad alto rischio di infortunio.

https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/news-ed-eventi/news/news-dossier-donne-2024.html

Anzitutto: quel giustificata anziché “spiegabile” a me sembra un lapsus freudiano…

Per il resto una spiegazione alternativa è molto semplice e senz’altro più plausibile: la strada che si percorre in auto è la stessa per tutti, femmine e uomini. La femmina che si reca nel suo posto di lavoro a basso rischio durante tale trasferimento è sulla strada come l’uomo che si reca nel suo posto di lavoro ad alto rischio. Minima o irrilevante è la differenza di rischio tra il recarsi in automobile in un luogo ove ci sono attività di servizi ed il recarsi in automobile in un luogo ove ci sono attività industriali: ecco perché in intinere le femmine muoiono “solo” 6 volte di meno degli uomini anziché 12 volte di meno come sarebbe “giustificato”

Infine non mi stancherò mai di ripeterlo: i morti avvengono per la sete di profitto che porta a risparmiare sulle misure di sicurezza. Questa non è colpa dell’INAIL o delle femministe.

Ciò che invece è piena responsabilità dell’INAIL e del femminismo è l’invisibilizzazione del sesso del 92% morti sul lavoro e l’assurda, e misandrica, pretesa di dare maggiore importanza a quell’8% di femmine morte sul lavoro che alla stragrande maggioranza dei morti sul lavoro. Questo crea una assurda, e misandrica nonché ingiustificata, DIVISIONE TRA MORTI DI SERIE A (FEMMINE) E MORTI DI SERIE B (UOMINI), E QUESTO E’ NAZISMO, ed in quanto tale E’ MORALMENTE PIU’ GRAVE DELLA PURA E SEMPLICE SETE DI PROFITTO, per la quale i morti sul lavoro non sono qualcosa di voluto e ricercato ma un semplice effetto collaterale, sete di profitto a cui peraltro non risulta sia mai sfuggita una parola come “GIUSTIFICATO” quando si parla di morti sul lavoro. E’ PIU’ “PARITARIO” IL DATORE DI LAVORO CRIMINALE INTERESSATO SOLO AL PROFITTO, E NON ALLA VITA DI UOMINI E DONNE, CHE CHI ATTRIBUISCE MAGGIORE IMPORTANZA ALLA VITA DELLE LAVORATRICI MORTE ED A RISCHIO CHE ALLA VITA DEI LAVORATORI MORTI ED A RISCHIO.

Questo vi dovevo, in aggiunta a quanto già detto qui:

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7 thoughts on “Morti sul lavoro e in intinere: ci vuole tolleranza zero per la misandria.

    1. …In pratica, ciò che sta dicendo l’ONU sono due cose: che le spese militari vanno a detrimento delle spese per welfare femminile; e che gli uomini sono più UTILI come provider familiari che come soldati. Delle disgrazie maschili in guerra fottesega a nessuno, tantomeno all’ONU.

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  1. ma quell’8% di donne morte sul lavoro sono morte recandosi o uscendo dal posto di lavoro? Di solito quando una lavoratrice muore direttamente sul luogo di lavoro, diventa notiziona nazionale, come quella ragazza morta in Toscana un po’ di tempo fa.

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  2. Ho visto quasi in sequenza questi due video https://www.facebook.com/reel/3223791457764428  e https://www.facebook.com/reel/1601210657309454 , ho pensato a quanto sono differenti le vite degli uomini e delle donne. Un uomo che lavora fino a 73 anni e muore, messo tra i disprezzati dalla società perché uomo, e una giovane donna che vende immagini di lei nuda per fare soldi senza vergognarsi, messa tra i divinizzati dalla società perché donna.

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  3. Le donne vivono in media 5,5 anni in più degli uomini https://www.istat.it/demografiadelleuropa/bloc-2c.html , ma, come nel caso delle morti sul lavoro, rischiano di più a causa del patriarcato.

    https://startupitalia.eu/life/medicina-di-genere-quante-vite-si-salverebbero-se-loncologia-fosse-femminista/

    https://www.msn.com/it-it/salute/other/appello-cardiologi-la-salute-della-donna-va-oltre-la-zona-bikini/ar-BB1lM671

    Fanno finta di non capire che il questione è questa: “Il problema non è solo l’assenza delle donne nelle sperimentazioni dei farmaci”.

    Non ci sono molte donne disposte a fare da cavie per farsi iniettare farmaci sperimentali

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